Da ieri la Città Giardino ha ufficialmente i suoi primi tre panini bosini “fusion”, vale a dire i tre panini ispirati alla varesinità a tavola sebbene in combinazione con altri sapori più o meno padani.
A lanciarli la catena Panino Giusto nella sede varesina di Via Veratti 9, che dopo due settimane di chiusura per ristrutturazione propone, in occasione della riapertura, anche un restyling della linea dei suoi prodotti. Un nuovo corso “territoriale” che si prospetta come il primo dei ristoranti della catena italiana, nata a Milano nel 1979 e oggi presente anche all’estero a Londra, Cupertino, Hong Kong, Tokyo e prossimamente a Parigi, a proporre una “limited edition” di panini concepiti con materie prime squisitamente locali.
Un trampolino di lancio, Varese, che deve quest’idea all’Accademia del Panino Italiano, chiamata a curare i dettagli della riapertura del locale: l’Accademia è la Fondazione Culturale (sita in Milano, zona Bocconi) nata per definire l’identità e promuovere l’unicità del Panino Italiano nel mondo, valorizzandolo fino a renderlo icona del Made in Italy, ed è diretta da , bustocca doc, direttrice per un biennio della rivista “La Cucina Italiana” e soprattutto direttore dell’Accademia ; la Fondazione del Panino ha una sua testata giornalistica diretta sempre dalla Prandoni. Mente dell’operazione, , responsabile della Fondazione e varesina di nascita, benché residente da tempo a Milano.
I “Panini di Varese” sono stati pensati e realizzati da , il “re del panino”, noto per la sua partecipazione al programma televisivo “La Prova del Cuoco”, modenese e profondo conoscitore del territorio italiano e dei suoi prodotti in tutte le sue declinazioni e possibilità di combinazioni armoniche. In un contesto elegante, davanti alla stampa e al pubblico ieri sera ha assemblato con maestria tre piccoli capolavori di stile, dove protagonisti sono gli abbinamenti dei sapori e le salse sono bandite, in un’idea di essenzialità e di stile ispirato alla rusticità e alla genuinità di un tempo.
Nascono così il “Sacro Monte”, dove il pane nero ai cereali, quello contadino dei nostri nonni, leggermente tostato sposa scaglie generose di formaggio Maccagno (presidio Slow Food) allo speck incontrando mele a filetti, pinoli tostati e – per legare – una generosa velata di miele d’acacia varesino; il Brinzio, dove la pancetta steccata si lega alle castagne bollite, alla pera fresca e al profumo di vaniglia; il Tre Valli, curioso panino dove protagonista è il pesce d’acqua dolce, impreziosito dalle note esotiche del curry, da un trito di cerfoglio e prezzemolo freschi e olive taggiasche. Tutti i panini sono abbinati a vini scelti con cura dal sommelier .