Se non combattenti, cittadine vere. «Noi continueremo a vigilare»

La loro protesta ha ridato linfa a ciò che era morto, ha ribaltato metodi e rassegnazione

Mamme strepitose: non vogliono essere definite combattenti. Ma accidenti continueranno a vigilare: belle le notizie di ieri, ma sino a quando i due reparti non saranno riaperti le mamme continueranno a sorvegliare.
Non vogliono essere definite ribelli, le chiameremo cittadine. Italiane, straniere, la religione non è importata mai, così come tutte insieme hanno fatto gruppo fregandosene delle idee politiche di ciascuna. Unico scopo: il bene comune. Non si sono lasciate strumentalizzare mai: «Ringraziamo tutti i politici, tutti quelli che si sono spesi. Oggi ringraziamo Roberto Maroni e Giulio Gallera». E hanno portato a casa un puntone per il bene comune.

E che mamme. Sino in fondo. S’è vista mai una madre che dopo aver accompagnato il pargolo a scuola lo abbandona? No. E non accadrà nemmeno per l’Ondoli: rinato dal grembo di queste madri per il bene di tutti. «La nostra protesta si conclude, nella speranza che non debba accadere mai più. Un documento ufficiale, due date precise, le firme dei dirigenti, parole inequivocabili pronunciate davanti ai giornalisti e a noi mamme: l’intervento concreto dell’assessore Giulio Gallera, affiancato da tutto lo staff dirigenziale della sanità della provincia di Varese, è la risposta che noi mamme del presidio di Angera volevamo sentire”, dicono le mamme combattenti di Angera oggi.

«La protesta, dura, faticosa, di cittadini comuni, una protesta civile e pacifica, ha ottenuto un traguardo importante. La protesta delle mamme si conclude». E qui arriva lo spirito materno per l’Ondoli: «Il presidio continua fino alla riapertura effettiva dei reparti: come gesto di fiducia, però, il presidio si sposta al di fuori dell’ospedale Carlo Ondoli. Fino al 20 febbraio, data annunciata per la riapertura del Punto nascite, il nuovo presidio sarà in uno spazio messo a disposizione dall’amministrazione comunale di Angera, in via Marconi. Il nostro compito ora e anche dopo la riapertura sarà quello di vigilare affinché la fiducia non venga tradita e i reparti riapriranno nella miglior condizione per garantire loro il futuro e il corretto funzionamento.

«La “nostra protesta”, quella delle mamme, è nata perché, nei nostri paesi dati per morti e rassegnati, qualcuno ha provato a dire “no” a decisioni gravi e ingiuste, calate dall’alto. La chiusura improvvisa del Punto nascite di Angera e della Pediatria hanno portato persone per bene a non accettare più questo metodo, a non accettare un disagio imposto e ingiusto», concludono le mamme.