Sea usa la clausola sociale «Una provocazione»

Sea Handling, ancora tensioni. Ma la trattativa potrebbe ripartire. Sono arrivate ieri le lettere di SeaH che annunciano l’applicazione della “clausola sociale” (trasferimento dei lavoratori nella nuova compagnia al cambio di contratto) per cinque compagnie che operano su Malpensa e una su Linate.

L’azienda rompe un tabù, perché non si è quasi mai applicata nell’handling, mandando un avvertimento ai competitor (se vi prendete i contratti, prendetevi anche il personale) ma anche una sorta di minaccia ai lavoratori, che rischiano di essere estromessi dalla galassia Sea.

Immediato l’irrigidimento di organizzazioni sindacali, fronte del sì e fronte del no.

Per le sigle firmatarie, come sottolinea Monica Avanzi, rsu di Filt-Cgil, «Sea deve fare un passo indietro», visto che il tema della clausola sociale era già stato «accantonato» nell’accordo del 4 giugno. «È pretestuosa e inaccettabile la riproposizione della clausola sociale, che rischia solo di essere un ulteriore elemento di pressione nei confronti dei lavoratori di SeaH – scrivono in una nota Cgil, Cisl, Uil, Flai e Ugl – Quegli esuberi devono essere collocati in Airport Handling. Non accetteremo soluzioni diverse».

Ancor più dura la Cub, che parla apertamente di «tattica di logoramento» da parte dell’azienda: «Quelle lettere sono strumentali», perché SeaH da un lato «apre la clausola sociale in ritardo, con il solo scopo di creare confusione tra i lavoratori, paventando il rischio di finire in altre società», dall’altro fa capire che «i lavoratori di AirportH dovranno servire quasi gli stessi vettori di SeaH con un organico di 500 persone in meno».

Eppure la disponibilità al taglio dei compensi da parte dei manager Sea, annunciata martedì in consiglio comunale a Milano, sembrava aver riaperto uno spiraglio per una conclusione positiva della vicenda.

Adl, uno dei sindacati autonomi del “fronte del no”, ricorda infatti che «insieme a Cub avevamo condotto la campagna contro l’accordo del 4 giugno dicendo che i sacrifici venivano scaricati tutti sui lavoratori e non sulla dirigenza. Se ora l’azienda si dice pronta a condividere i sacrifici con un gesto politico ed economico, potrebbe essere la premessa per tornare a quell’accordo».

La stessa Cub ribadisce che «ci sono le condizioni per la ripresa delle trattative. Si convochino di nuovo le parti, si vadano a modificare gli accordi come chiesto dai lavoratori, così da concludere la procedura in sede regionale e avviare l’attività in Airport Handling».

Per le sigle firmatarie (Cgil, Cisl, Uil, Flai e Ugl) è ora di «raccogliere un nuovo mandato dai lavoratori», partendo da tre punti: «Isolare le posizioni più estremiste, separare il giudizio sui sindacati e sulla gestione aziendale dal merito dell’accordo e riconoscere la necessità di superare questa fase con lo strumento dell’accordo».

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