«Seguirò ancora il mio Varese in B»

Andrea Beretta, fratello di Giacomo (Pro Vercelli), ieri ha sfidato il suo primo amore con la Belfortese. «Ho fallito un rigore: evidentemente al cuor non si comanda. L’anno scorso ho fatto 18 trasferte su 21»

Il miracolo del Varese è il rinato entusiasmo dei tifosi che, anche nel campionato di Eccellenza, seguono la squadra come se fosse ancora in Serie B. Ieri pomeriggio, una temperatura polare non ha scoraggiato i fedelissimi che, pur di non perdersi la prima uscita dell’anno dei biancorossi, sono accorsi in massa al centro sportivo del Bosto, dove gli uomini di Giuliani Melosi erano impegnati nell’amichevole con la Belfortese (Prima Categoria). A noi non interessa tanto il 4-0 con cui il Varese ha incominciato l’anno ma piuttosto puntiamo a raccontare le storie di chi ha nel cuore i colori biancorossi e oggi vi parliamo di Andrea Beretta. Fratello di Giacomo, ex talento del vivaio ora alla Pro Vercelli, era il numero sei della Belfortese e ha sbagliato un calcio di rigore.

Il Varese è la mia squadra, quella vera che uno si tiene dentro l’anima. Evidentemente al cuor non si comanda…

No, assolutamente e ho tirato per metterla nel sacco ma purtroppo non ho colto il bersaglio.

No, ma quando mi è capitato di battere qualche rigore difficilmente ho sbagliato. L’altra mattina mi è balenata l’idea che se ci fosse stata la possibilità di tirare dagli undici metri sarei stato io a farlo. L’ho detto al nostro allenatore, che mi ha dato il via libera anche perché si trattava solo di un’amichevole. Non avendo segnato, devo però prestare fede alla promessa fatta e al prossimo allenamento pagherò pegno portando i pasticcini ai compagni.

Incontrare il Varese è stata un’emozione e una bella esperienza anche perché, come ho già detto, davanti avevo la mia squadra del cuore. La Belfortese ha onorato l’impegno. Abbiamo perso 4-0 ma non potevamo pretendere di più e poi la squadra di Melosi è costruita per stravincere l’Eccellenza e ha un’ossatura già adatta alla Serie D. Per noi è stato un allenamento faticoso, con avversari più forti e ci toccava solo correre.

Sì, a parte mia sorella Carola che si è “salvata” dal mondo del pallone e fa equitazione a Piacenza, dove insegna salto. Conoscerete senz’altro mio fratello Giacomo perché era cresciuto negli Allievi del Varese insieme a De Luca e aveva come allenatore Bettinelli: ha 23 anni, è sempre del Milan e gioca nella Pro Vercelli in B. Giovanni ha 29 anni ed è in Eccellenza, alla Virtus Verbania, e l’estate scorsa sarebbe potuto approdare al Varese. Poi ci sono io, il maggiore: ho 30 anni. Siamo tutti figli d’arte perché papà Carlo è stato un attaccante e ha chiuso la carriera nella Belfortese a 50 anni.

È tutto giusto. Lo chiamano “Bomber della Valceresio” perché ha giocato 22 anni a Induno, prima di passare alla Belfortese. Ieri, appena ha saputo che ho sbagliato il rigore mi ha subito mandato un messaggio in cui era molto contrariato anche perché al campo c’erano tanti suoi amici. Ecco, una costante della nostra famiglia è quella di trovarci la domenica sera e commentare le nostre partite: ognuno racconta com’è andata. In casa parliamo solo di calcio.

Che memoria. Ero alla Solbiatese e il Varese di Devis Mangia, che ha vinto alla grande quel campionato, ci aveva battuto 4-0 al Franco Ossola mentre il ritorno era finito 0-0: faceva un gran freddo e il campo dello stadio Chinetti era così ghiacciato che non si restava neppure in piedi.

E me lo chiedete? Ci ho sempre sperato ma un po’ per sfortuna, un po’ per i miei limiti, non si è mai concretizzata questa opportunità che avrei voluto rendere realtà almeno quando il Varese era già stato in Eccellenza o in D. Adesso faccio l’assicuratore e sono felice alla Belfortese: ci alleniamo dalle otto alle dieci di sera, due volte una settimana, tre in quella successiva. Adesso fa un freddo pazzesco e siamo fortunati ad avere il quartier generale al Bosto, sintetico che non ghiaccia.

Un centrocampista di corsa che non si risparmia.

Fate voi: l’anno scorso ho fatto 18 trasferte su 21…

Tutte. A Frosinone, sul campo della squadra che sarebbe stata promossa poi in Serie A, è stato bello perché abbiamo pareggiato 1-1 di sera e alla fine Luoni mi ha lanciato la maglia. Lo conosco bene e abbiamo una certa familiarità anche perché mio fratello Giacomo ha giocato con lui nell’AlbinoLeffe. Per il Varese sono stato dappertutto: ad Avellino, a Catania e a Trapani e il vero sogno è quello di tornare a fare queste trasferte.

Andrea Beretta in azione

Andrea Beretta in azione

(Foto by Varese Press)