SESTO CALENDE Maxi sequestro di beni collegati alla mafia: la squadra mobile di Varese mette i sigilli a ville, appartamenti e barche da centinaia di migliaia di euro. I sequestri eseguiti ieri, su ordine del tribunale di Milano, non hanno ancora un valore: il conteggio finale è ancora in atto (prima dovranno essere aperti i conti correnti finiti sotto sequestro) ma si parla di parecchi milioni di euro.
Tra Sesto e Angera sono stati scovati quattro yatch extralusso il cui valore spazierebbe tra i 300mila e i 600mila euro. Il maxi sequestro è collegato all’operazione Fire off, che nel marzo 2011 portò gli uomini della Mobile e del commissariato di Busto a decapitare la cosca mafiosa guidata dal boss Rosario Vizzini, oggi collaboratore di giustizia, facendo emergere, grazie alle indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Milano, un giro di estorsioni e pizzo a carico di decine di imprenditori oltre a portare alla soluzione del delitto di lupara bianca costato la vita a Salvatore D’Aleo.
L’ultimo maxi sequestro vede nel mirino un imprenditore, Gianmario Siracusano, 38 anni di Busto Garolfo, già arrestato a giugno con le accuse di favoreggiamento nei confronti dei mafiosi e false dichiarazioni al pubblico ministero. Una storia incredibile durante la quale Siracusano passa da vittima a fiancheggiatore del clan collegato alla cosca gelese dei Rinzivillo, trasformandosi in una vera e propria pedina dell’associazione. I beni sequestrati a lui riconducibili erano intestati a una decina di prestanome (molti dei quali senza tetto irrintracciabili);
Siracusano ne sarebbe stato una sorta di custode tra ville a Magnago, appartamenti e terreni tra San Vittore Olona e Busto Arsizio e barche sul Lago Maggiore. Oltre ai conti correnti in diversi istituti bancari. Siracusano ad un certo punto avrebbe deciso di passare dall’altra parte: il clan Vizzini gli aveva portato via una villa, un Cayenne, e mangiava gratis nel suo ristorante di Busto Garolfo (La Dolce Giorgy). Per contro Siracusano chiede favori al clan: a Vizzini ricorre per allontanare dal locale un gruppo di calabresi che voleva installare dei videopoker. Al boss ricorre anche per recuperare crediti.
b.melazzini
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