La Varese al voto più importante della storia italiana, esattamente 70 anni fa. La ricorda in una nota il consigliere comunale di Sel : poche righe che fanno luce sui numeri di una città chiamata a sciogliere il dilemma tra Monarchia e Repubblica e a votare coloro che sarebbero andati a “scrivere” la Costituzione entrata in vigore il primo gennaio 1948, quella che per 68 anni ha protetto e ispirato l’ordinamento dello Stato.
«Due mesi prima del 2 giugno 1946 –
scrive Cordì – ovvero il 7 aprile, i varesini avevano votato per le “amministrative” eleggendo il primo consiglio comunale a “suffragio universale”. La prova del voto era la prima volta in assoluto per tutte le donne, ma lo era anche per uomini divenuti adulti nel ventennio fascista che aveva abolito le libertà, compresa quella di voto».
È una cittadinanza compatta quella che si presenta all’appuntamento elettorale del 2 giugno, almeno a livello numerico: in tal senso è curioso sottolineare le differenze con il resto d’Italia.
Se nel Paese si registrò una media di partecipazione degli aventi diritto pari al 89,1%, Varese fece addirittura meglio, portando ai seggi 37.648 elettori pari al 97,9% dei 42.830 aventi diritto, il 17% in più dei votanti alle comunali di due mesi prima. La maggioranza degli elettori scelse la Repubblica con 20.802 voti (58,1%), mentre la Monarchia ottenne 15.002 voti (41,9%) (54,3% e 45,7% le rispettive percentuali a livello nazionale).
Le schede bianche e nulle furono 1.844.
Il voto per l’Assemblea Costituente – ricorda inoltre Cordì – assegnò alla Democrazia Cristiana il ruolo di primo partito con il 42,9%, posizione che manterrà fino al 1992. Al secondo posto troviamo il Partito Socialista Italiano con il 33,9%, seguito dal Partito Comunista Italiano (11,9%).
Tali esiti complessivi si discostarono significativamente da quelli nazionali, dove i tre partiti maggiori ottennero rispettivamente il 35,2%, il 20,7% e il 18,9%.
Al quarto posto nelle preferenze dei varesini si piazzò infine il Pri.