Il 25 ottobre 2017 è una data che gli abitanti di Varese non dimenticheranno. Quel giorno, un incendio devastante divampò nel Parco regionale del Campo dei Fiori, distruggendo oltre 350 ettari di bosco e lasciando profonde cicatrici sul territorio. Tutto iniziò in mattinata, quando alcuni escursionisti notarono una colonna di fumo che si alzava dal versante del Monte San Francesco, una zona suggestiva del parco, amata per i suoi percorsi di trekking e le sue vedute panoramiche.
L’inizio di una catastrofe ambientale
Alle prime avvisaglie, i vigili del fuoco intervennero prontamente e, nella stessa giornata, riuscirono a domare il primo focolaio. Tuttavia, la situazione sfuggì al controllo la mattina successiva: nuovi focolai si accesero in altre aree, propagando rapidamente le fiamme verso l’alto e minacciando l’Osservatorio Astronomico e le ville situate nelle zone più elevate del parco. La situazione si fece subito critica e le autorità decisero di evacuare le abitazioni più esposte al rischio, proteggendo centinaia di persone.
Il fuoco avanza, l’impegno senza sosta dei soccorritori
Per giorni, vigili del fuoco, volontari della Protezione Civile e residenti collaborarono senza sosta per cercare di contenere il rogo. L’emergenza richiese l’intervento di elicotteri e di un Canadair, che trasportava incessantemente acqua dal Lago di Varese per scaricarla sulle fiamme. Tuttavia, le condizioni climatiche di quell’autunno resero il compito estremamente difficile: il mese di ottobre del 2017 era stato il più secco degli ultimi cinquant’anni, con precipitazioni quasi assenti e temperature diurne insolitamente alte, che favorirono la propagazione delle fiamme tra il fogliame e il sottobosco non ripulito.
Il Campo dei Fiori era in fiamme e Varese osservava con ansia la lunga striscia di fuoco visibile da gran parte della città. La montagna, simbolo naturale e paesaggistico, era colpita duramente; i sentieri, gli alberi secolari e la vegetazione sembravano destinati a soccombere.
Il bilancio del disastro
L’incendio fu domato solo dopo una decina di giorni, quando l’ultimo focolaio fu spento e la montagna lentamente smise di fumare. Alla fine, furono distrutti oltre 350 ettari di bosco, e il paesaggio fu irreversibilmente alterato. I castagni subirono gravi danni e molte altre piante, nonostante non fossero state direttamente avvolte dalle fiamme, morirono nei mesi successivi a causa della siccità e dell’attacco di parassiti come il Bostrico dell’abete rosso, un coleottero che colpisce gli alberi già debilitati.
Un’eredità di consapevolezza
L’incendio del Campo dei Fiori segnò uno spartiacque. Quel disastro fu un segnale forte che rese chiara la necessità di una gestione più attenta dei nostri ecosistemi. Da quel giorno, il Parco del Campo dei Fiori ha intensificato le sue attività di tutela e prevenzione, intervenendo con opere di bonifica e monitoraggio per ridurre i rischi di futuri incendi.
A sette anni di distanza, il Campo dei Fiori continua il suo lento recupero, ma la memoria di quel rogo resta viva, ricordandoci la fragilità dei nostri boschi e la responsabilità che abbiamo nel proteggerli.