Sette lingotti e un diamanteUn tesoro scoperto di dogana

LAVENA PONTE TRESA Pensava di farla franca. Di non insospettire nessuno passando la dogana di Lavena Ponte Tresa con il suo carico prezioso nascosto nel bagagliaio. Ma non ha fatto i conti con il fiuto degli uomini della guardia di Finanza e dei funzionari doganali del Servizio Viaggiatori della Sezione Operativa Territoriale di Ponte Tresa. Così il suo piano di contrabbandare oro dalla Svizzera all’Italia è stato smascherato e i sette “lingottini”, dal peso complessivo di 500 grammi sono stati sequestrati.

Tutto è successo nei giorni scorsi con il sequestro andato in scena il 15 ottobre ma la notizia, per ragioni investigative, è stata diffusa solo ieri. Nel corso di un normale controllo i militari delle fiamme gialle hanno infatti fermato al valico di confine di Ponte Tresa un’auto con targhe italiana guidata da un uomo, non residente in zona. Così sono scattati  i normali accertamenti. Con i finanzieri che prima gli hanno chiesto, come da prassi,

se avesse qualcosa da dichiarare e poi, alla risposta negativa dell’uomo, hanno deciso di verificare questa sua affermazione. Così l’auto è stata controllata minuziosamente e dal baule sono usciti sette lingotti d’oro. Ma non solo. Sempre frugando nella vettura le fiamme gialle hanno “ritrovato” anche un anello con un diamante da circa un carato. Merce, oro e anello di pietre preziose, che complessivamente vale qualcosa come 16mila euro. Quando basta per far scattare tutti i controlli dell’agenzia delle dogane che, come da prassi, hanno poi preso in carico il fascicolo del “contrabbandiere”.

I beni in possesso del cittadino italiano che tentava di sottrarli al controllo doganale, sono stati sequestrati. Così come l’autovettura, utilizzata per commettere la violazione. Ora per l’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, si profilano guai seri. Intanto andrà in contro alle sanzioni normalmente applicabili: quelle relative al contrabbando che prevedono la confisca dei beni sequestrati e una sanzione che va da un minimo di cinque a un massimo di dieci volte i diritti doganali. Senza contare un eventuale accertamento di natura fiscale. Del resto, in questo periodo, il fenomeno del contrabbando d’oro, tradizionale bene rifugio in tempo di crisi, sembra essere tornato in auge.
I tentativi di farla franca, trasportando merce senza pagare dazio dalla Svizzera all’Italia (o viceversa), hanno subito infatti un’impennata con l’entrata in vigore degli accordi di Schengen anche se i controlli in atto hanno reso meno facile del previsto la pratica illegale.  Così si spiega il tentativo di esportazione illegale dei sette lingotti dalla Svizzera all’Italia, intercettato e sventato dalle Fiamme Gialle.

b.melazzini

© riproduzione riservata