C’è un confine sottile tra l’attore e l’illusionista, così come lo è quello tra teatro e magia. Il fenomeno della magia e dell’illusionismo come vero e proprio spettacolo teatrale è un fenomeno di successo molto vivo all’estero, ma che in Italia sta piantando le sue prime radici, con l’intento di sdoganare la figura tipica del “mago” da avanspettacolo. Ammettiamolo senza vergogna: l’Italia ha ricominciato a masticare magia con Hatty Potter e i libri della Rowling. Niente a che vedere con l’arte, la cultura o affini. Ma Hogwarts, e in seguito la televisione, purgatorio necessario per qualunque cosa che debba uscire dal ghetto dell’anonimato, ha spianato la strada a chi ha sempre vissuto di quest’arte ma che, per molto tempo, era rimasto escluso dai palinsesti cosiddetti “seri” di spettacolo e di teatro.
«Internet ha sicuramente contribuito a portare in Italia una cultura di successo che all’estero è sempre stata molto viva: noi invece siamo abituati a relegarla all’avanspettacolo, io ho dovuto sdoganare la figura del mago per poter lavorare in tv».
A parlare è Raul Cremona che, dal 2 all’8 gennaio, è tornato al Teatro Manzoni di Milano per la seconda edizione del Festival della Magia, che riunisce maghi ed illusionisti da tutto il mondo, tra cui: Alberto Giorgi ( tra i più esperti illusionisti a livello europeo) Christopher Castellini, illusionista della mente, la poesia di Vittorio Marino, vincitore del miglior numero di magia comica al Campionato Europeo di Magia 2014, Andrea Piccolini, la fantasia di Dion, artista olandese che mescola danza e magia, Charlie Mag dalla Spagna e la giovane Hannah dal Giappone, esperta in manipolazione.
«C’è una grande differenza tra vedere uno spettacolo di magia in televisione oppure in teatro. Vogliamo coinvolgere Milano e spingere il pubblico a conoscere meglio quest’arte».
Oltre ai numerosi Festival che si stanno moltiplicando, sale anche il numero di giovani che vogliono davvero imparare quest’arte. Per loro non mancano vere e proprie accademie e scuole di illusionismo. Tra queste c’è l’Accademia del Mentalismo, una vera e propria scuola della durata di tre anni, con sede in Lombardia e Veneto. Qui gli allievi affrontano un vero e proprio percorso scolastico imparando le tecniche del mentalismo e studiando materie come: costruzione del personaggio, definizione della personalità, gestione della voce e del linguaggio, tecniche di memorizzazione e molto altro…
Leggendo l’elenco delle materie di studio noto che alcune di queste sono basilari anche per la formazione dell’attore. Infatti, l’Illusionista e l’Attore sono due figure artistiche che, pur richiedendo competenze specifiche, in realtà sono molto simili. La preparazione fisica è senza dubbio diversa, basti pensare alle competenze tecniche e alle abilità manuali richieste ad un mago e alle conoscenze di mentalismo e chi più ne ha più ne metta. Ma per quanto riguarda la presenza scenica, il catturare l’attenzione con l’uso della voce e i movimenti corporei, il convincere il pubblico a “credere” a quello che vede e che sente, il confine è davvero labile. Due artisti insomma, che hanno molto da insegnare l’uno all’atro e che sono in grado di offrire, anche se in modo diverso, un alto livello di intrattenimento.
E il pubblico? Il pubblico è sicuramente più guidato e manipolato dall’illusionista, direte voi. Vero. È parte integrante dello spettacolo. Eppure anche l’attore, a suo modo, seduce lo spettatore e lo porta a credere che quello a cui sta assistendo sia “vero”, ne cattura l’attenzione portandolo in un mondo che va oltre la realtà. Non è forse una magia anche questa?