– Caccia alla Locusta del Lago Maggiore, ma non si tratta di un animale in via di estinzione. Tra Zenna e Maccagno nei prossimi giorni partiranno le ricerche per individuare la leggendaria Torpediniera T19 “Locusta”, il battello incrociatore in acciaio di venti metri che quasi 120 anni fa (8 gennaio 1896) fu sorpreso da un fortunale mentre pattugliava il confine svizzero del Lago Maggiore e fu inghiottito dalle acque del bacino senza lasciare tracce. Il relitto scomparve insieme agli uomini dell’equipaggio (8 militari della Regia Marina e 4 militari della Regia Guardia di Finanza).
Le ricerche partiranno la mattina di venerdì a partire dalle 8. Saranno condotte delle operazioni con strumenti all’avanguardia. L’autorità di Bacino Lacuale dei Laghi Maggiore, Comabbio, Monate e Varese, che ha sede a Laveno Mombello e che rappresenta tutti i comuni della Provincia di Varese che affacciano sui rispettivi laghi, ha attivato a margine della propria attività istituzionale, una nuova campagna di ricerca che prenderà il via tra poche ore. L’attività ha incontrato la completa disponibilità
della Guardia di Finanza che, con il Reparto Operativo Aeronavale di Como, collaborerà pienamente per la riuscita delle operazioni. Insieme alla Sezione Nautica della Polizia Provinciale l’Autorità di Bacino ha preso contatti con colui che attualmente rappresenta lo “stato dell’arte” delle ricerche di relitti: l’ingegnere , conosciutissimo a livello internazionale da decenni per le sue invenzioni tecnologiche avanzate per l’esplorazione marina. Guido Gay si è reso disponibile a questa sfida e proprio il 24 aprile inizierà il suo lavoro partendo dalla prossimità del confine svizzero del Lago Maggiore, dove fu avvistata l’ultima volta la Torpediniera “Locusta”, nella tragica notte del 1896.
L’Autorità di Bacino coordinerà l’attività e organizzerà il supporto logistico necessario, provvedendo anche ad emanare l’ordinanza di cauta navigazione per quel tratto di lago per tutto il periodo necessario alle ricerche che termineranno il 28 aprile. Le speranze di giungere al ritrovamento della Locusta sono questa volta molto più consistenti poiché la tecnologia dell’ingegner Guido Gay permette una scansione del fondale operando dalla superficie del lago con conseguente immersione del robot munito di telecamera solo dopo l’individuazione del relitto: tale tecnologia ha permesso, nel 2012, l’individuazione del relitto della Corrazzata “Roma” affondata lungo la costa sarda nel 1943. Tuttavia la scomparsa delle Locusta e dei suoi 12 militari rimane ancora oggi avvolta dal mistero nonostante numerosi tentativi di ricerca che si sono succeduti in oltre un secolo. Le ultime ricerche risalgono al 1975 e al 2006 in occasione del centodecimo anniversario del naufragio.