– Un 2015 in cui sarà necessario ancora stringere i denti per poi finalmente, nel 2016, tornare a crescere, anche se non come ai livelli raggiunti prima del 2008, anno d’inizio della grande crisi mondiale dell’economia.
Sono le previsione del professor Massimiliano Serata, docente di Economia e Management dell’università Liuc di Castellanza, per quanto riguarda il settore metalmeccanico della provincia di Varese.
Alcuni giorni fa, la Fim Cisl Lombardia ha pubblicato i dati del suo Osservatorio relativi al secondo semestre 2014; in questo lasso di tempo, la crisi del metalmeccanico ha colpito più di 3.500 lavoratori varesini, che si trovano o in cassa integrazione o in mobilità e 132 aziende.
Quanto sia strategico per tutto il sistema economico varesino questo settore, lo si evince molto bene dai numeri; nella nostra provincia operano più di 45 mila addetti e un totale di 3.500 imprese metalmeccaniche.
«Questo settore è sicuramente un buon barometro per valutare l’andamento di tutta la nostra economia – afferma Serati – il metalmeccanico è rimasto a galla nonostante la recessione grazie alle performance sui mercati esteri». Il manifatturiero varesino ha poi potuto contare su alcune eccellenze riconosciute e apprezzate in tutto il mondo come gli elettrodomestici,
i macchinari per il tessile e le materie plastiche, i registratori di cassa o le macchine affettatrici.
«Queste punte di diamante ed il fatto di avere aziende di dimensioni medie un po’ più grandi ha fatto sì che questo settore sopravvivesse meglio di altri pur soffrendo la recessione» spiega il docente della Liuc, che poi si addentra in quello che potrà essere lo scenario di questo 2015 appena cominciato.
«Qualche segnale di recupero diffuso in tutta l’economia si nota – prosegue Serati – l’export sta andando molto bene e la produzione industriale ha segno positivo; è presto per dire se il peggio sia passato ma il metalmeccanico è ben attrezzato».
Ci sono almeno tre elementi su cui può poggiare una previsione ottimistica: il capitale umano di alto profilo rimasto nelle aziende, la qualità non solo intrinseca dei prodotti, ma estesa anche sul post vendita ed il design e la diminuzione dei costi dell’energia. La scommessa sul rilancio del settore passa inevitabilmente da questi elementi; le più in difficoltà a causa della recessione sono le Pmi, comprese le piccolissime imprese.
Anche per loro, il peggio dovrebbe essere passato. «Le Pmi che sono sopravvissute a sette anni di recessione sono quelle più attrezzate e salde, mentre quelle più deboli purtroppo già non ci sono più; per questo non dovrebbero più essere scossoni» annota Serati; le piccole imprese che lavorano conto terzi per le grandi aziende che stanno ripartendo, avranno presto anche loro benefici.
Come accelerare l’uscita dalla crisi? «Bisogna intensificare il più possibile la relazione tra Pmi e tra queste con le grandi aziende, creando reti e alleanze strategiche – suggerisce l’economista – così si potrà intercettare quanto porterà Expo che sarà un buon successo e sarà una grossa occasione per il nostro territorio, soprattutto per favorire i rapporti con i mercati esteri». Buone prospettive si intravedono per il 2016.
«Si potrà ricominciare a crescere, anche se non credo subito come ai livelli pre crisi, né come tassi di crescita né come volumi – conclude Serati – ma inizierà un periodo di buone prospettive e di recupero».