Si vince al centro? No, dipende dai grillini

L’editoriale del nostro Marco Dal Fior, che analizza la situazione politica varesina a poco più di cinque mesi dal voto per il prossimo sindaco della città

Questa volta i voti pesanti, quelli che faranno pendere definitivamente la bilancia di qua o di là, potrebbero non essere rintanati al centro, come è invece sempre capitato in passato. Il manuale del politico del Duemila insegnava già alle prime pagine la regoletta aurea: se vuoi vincere un’elezione in un sistema bipolare, il serbatoio di voti dal quale attingere si trova sempre al centro dei due schieramenti. Soprattutto in un Paese come l’Italia, dove quell’area politica è

sempre stata storicamente quella di maggior consistenza se non nelle urne, certamente nella società civile. Ecco perché centrodestra e centrosinistra si sono date da fare per mettere in campo volti rassicuranti non tanto nei confronti dei propri sostenitori, quanto per la sfuggente moltitudine di elettori indecisi o renitenti al voto.
Il centrosinistra varesino la sua scelta l’ha già fatta, con l’investitura ufficiale di Davide Galimberti, volto nuovo, apprezzato tanto dalla segreteria cittadina del Pd quanto da larghe fette della borghesia che conta.
Il centrodestra sta ancora sfogliando la margherita. Stefano Malerba è pronto ai box. Lo ha fatto sapere con un comunicato che lascia trasparire anche un po’ di irritazione: «Io sono pronto – vi si legge tra le righe – ma siccome non vi sbrigate a sciogliere le riserve, se mi volete ancora sappiate che le condizioni adesso le detto io». Ma quello di Malerba non è l’unico nome: in lizza ci sono anche l’assessore Carlo Piatti, il segretario provinciale leghista Matteo Bianchi e, sul fronte Forza Italia, l’avvocato Luca Marsico.
Il fatto è che nel centrodestra non deve essere passato inosservato il sondaggio che l’Istituto Piepoli ha realizzato nelle ultime settimane. Si tratta di dati nazionali, ma facilmente declinabili anche nella realtà varesina. Dalla rilevazione risulta evidente come la partita non si gioca tra due contendenti, ma almeno tre: centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle che, sottolinea Piepoli, se si votasse domani sarebbe il secondo partito a circa due punti dal Pd. Se così fosse, al ballottaggio poi vincerebbe a mani basse, con almeno 5 punti di scarto sui democratici. Perché gli elettori del centrodestra, fra Grillo e Renzi, si turerebbero il naso e starebbero con il primo. Se invece al ballottaggio ci andassero centrodestra e centrosinistra, a prevalere stavolta sarebbe la coalizione targata Pd. Perché ai grillini l’idea di appoggiare Berlusconi e Salvini – spiega sempre Piepoli – proprio non va giù.
Ora, i sondaggisti hanno dato prova nelle recenti tornate elettorali di avere la stessa attendibilità degli aruspici e del mago di Arcella. Ma qualche telefonata l’avranno pure fatta e qualche segnale l’avranno pure raccolto. Mettendo nero su bianco una verità che a molti sembra sfuggire: le prossime elezioni si vincono o si perdono al ballottaggio. Se dunque Piepoli e i suoi non hanno preso una cantonata da Guinness, a Varese con ogni probabilità a decidere l’assegnazione della poltrona di Palazzo Estense saranno proprio gli elettori del Movimento 5 Stelle. Che difficilmente arriveranno al ballottaggio, visto che la punta massima di suffragi Grillo e i suoi da queste parti l’hanno raccolta alle politiche 2013 con il 16 per cento dei voti. Pochini per poter sperare nella sfida finale se il centrodestra, come sembra, si presenterà unito. Ma diventeranno determinanti nell’eventualità, assai probabile, che a nessun candidato già al primo turno si spalanchi la porta di Palazzo Estense. A questo punto sarà più importante convincere i supporters dell’architetto Alberto Steidl o i fantomatici elettori di centro? È questo il dilemma al quale centrodestra e centrosinistra sono chiamati a dare una risposta. Ed è proprio questo il quesito che con molta probabilità allunga i tempi della scelta di Lega e sodali.