Palermo, 19 nov. (Apcom) – E’ un fiume in piena Raffaele Lombardo, che sceglie una conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, sede della Regione Siciliana, per esprimere le sue ragioni riguardo all’inchiesta della procura di Catania che lo vedrebbe indagato con l’accusa di mafia. “Sto subendo un indecente attacco mediatico – ha detto il governatore siciliano -. Già lo scorso 29 marzo la Procura di Catania ha ribadito ufficialmente come la fuga di notizie e la loro pubblicazione abbia una matrice politica e quando si parlò del mio possibile arresto, ha confermato che non c’erano iniziative in tal senso”.
Raffaele Lombardo quindi sottolinea che l’unica responsabilità potrebbe essere stato “l’aver stretto qualche mano di troppo”, ma che gli incontri avuti “con alcune persone finite nell`inchiesta di Catania sono stati assolutamente casuali e, comunque, sempre di natura politica”. All’origine di questo “attacco”, secondo il presidente della Regione Siciliana ci sarebbe la volontà da parte di qualcuno, di “far cadere il governo regionale, punendo il Movimento per l’Autonomia che non si è alleato” con il governo nazionale.
Sui suoi presunti incontri con esponenti della mafia etnea, in particolare con il boss ex consigliere comunale Rosario Di Dio, il governatore precisa di non essere mai stato a casa sua, ma di averlo incontrato quando questi era sindaco di un piccolo Comune in provincia di Catania, che gli chiese di sbloccare dei concorsi fermi da tempo. Stesso discorso per il boss della provincia catanese Vincenzo Aiello, che Lombardo nega di aver mai conosciuto e soprattutto di aver mai chiesto soldi o voti: “Non ho idea di chi sia – ha spiegato il numero uno di Palazzo d’Orleans”. Infine, a chi avanza l’ipotesi di dimissioni alla luce del ciclone che lo ha investito, il presidente della Regione ha replicato di non essersi neanche “posto il problema. Questa vicenda non sta nè in cielo nè in terra”.
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