Sindaco a cena con i profughi: «Fatto un patto per convivere»

Boriani a tavola con 10 migranti: «Li ospitiamo volentieri, ma loro
rispettino le regole e lavorino»

– L’integrazione e l’accoglienza dei migranti passano anche attraverso la tavola, luogo ideale per conoscersi meglio e fare progetti consumando gesti semplici, come il mangiare insieme.
Così, tra una porzione del piatto nazionale senegalese, a base di riso e pesce, cucinato da un profugo che di mestiere fa il cuoco, e una fetta di torta luvinatese, portata dal primo cittadino, si è svolto giovedì sera a cena l’incontro tra il sindaco di Luvinate e i dieci migranti ospiti in paese da qualche settimana.

I profughi alloggiano in due appartamenti nei pressi del centro di Luvinate, messi a disposizione da privati e gestiti, come previsto dalla legge, da una cooperativa autorizzata dalla prefettura.
Il sindaco si è recato a casa dei migranti, tutti ragazzi africani tra i 18 e i 35 anni, accompagnato dal presidente della Pro Loco e da una volontaria, , per mangiare con loro. «È stato un incontro molto arricchente per me – racconta Boriani – Ho potuto parlare con ciascuno di loro, ascoltare le loro storie, alcune delle quali terribili. Ho chiesto alle associazioni del paese, che ho riunito in sala consiliare qualche giorno fa, di pensare a progetti di integrazione: qualcosa sta già arrivando».
L’amministrazione comunale ha bene in mente il modello di integrazione su cui un paese piccolo come Luvinate deve puntare: quello della micro accoglienza diffusa, costituita cioè da piccoli gruppi, per facilitare l’inserimento.

Sembrano superate insomma le incomprensioni che erano sorte tra la cooperativa e il Comune, che non era stato informato dell’arrivo dei profughi, che sono tutti richiedenti asilo politico e stanno frequentando un corso di italiano a Varese.
«Con alcuni di loro ho parlato in francese, ma altri non conoscono lingue europee – prosegue il sindaco – C’è chi scappa dalla guerre e chi dalla povertà, alcuni di loro sono talmente intimoriti che non escono nemmeno di casa».
Le premesse per una buona integrazione ci sono tutte: «Ai dieci ospiti ho proposto un patto – spiega Boriani – Luvinate offre loro ospitalità, ma in cambio chiede massimo rispetto delle regole e delle persone della nostra comunità, e opere di volontariato a favore del paese».

Il Comune pensa ad esempio a qualche lavoro socialmente utile. «Mi hanno detto di voler iniziare a darsi da fare – riferisce il primo cittadino – Abbiamo anche scherzato sul prossimo arrivo della neve, che loro non hanno mai visto».
Prosegue intanto il progetto di accoglienza promosso dalla parrocchia, che dovrebbe ospitare nell’ex canonica di Luvinate, sei profughi. «Spero si evitino ulteriori forzature poco compatibili con la nostra piccola realtà» conclude il sindaco.