Il sindaco di un comune del Varesotto è stato condannato a otto mesi di reclusione per abuso dei mezzi di correzione o di disciplina nei confronti del figlio, mentre è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti verso l’ex moglie e lo stesso figlio. La pena è stata accompagnata da un risarcimento di seimila euro e da ulteriori settemila euro per le spese processuali della parte civile. La decisione è arrivata al termine del processo presieduto dal giudice Andrea Crema.
Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna di cinque anni e sei mesi per maltrattamenti in famiglia, ma il tribunale ha escluso l’accusa più grave, riconoscendo l’imputato colpevole solo di abuso disciplinare. La pena è stata sospesa con i benefici di legge e non comporta l’incarcerazione immediata.
Il caso e il dibattito legale
L’indagine si era concentrata su anni di presunti maltrattamenti, con episodi che includevano insulti omofobi rivolti al figlio minore. La corte ha ridimensionato il quadro accusatorio iniziale, concludendo che gli episodi non rientravano nella fattispecie del reato di maltrattamenti. L’avvocato di parte civile ha espresso insoddisfazione per la sentenza, ritenendo inadeguata la condanna rispetto alla gravità della situazione denunciata, e ha annunciato l’intenzione di sollecitare un appello.
Tensioni post-udienza
Dopo la lettura della sentenza, sono emersi momenti di tensione. L’imputato avrebbe atteso a lungo fuori dal tribunale, causando preoccupazione per l’ex moglie, che è stata scortata dai carabinieri fino a casa per motivi di sicurezza. La vicenda, ancora non conclusa sul piano giudiziario, potrebbe essere riesaminata nei prossimi gradi di giudizio.