L’Aquila, 24 apr. (Apcom) – Un decreto legge da 8 miliardi per
risollevare in quattro-cinque anni l’Abruzzo piegato dal
terremoto. A meno di tre settimane dal sisma, il governo brucia i
tempi e con un unico provvedimento, superando il “tradizionale”
approccio in due fasi, dà il via al processo di ricostruzione e
rilancio delle aree colpite. Gli 8 miliardi tuttavia – che
copriranno “ampiamente” il fabbisogno finanziario per il
2009-2013 – saranno divisi in due parti: 1,5 miliardi serviranno
per fronteggiare l’emergenza, mentre i restanti 6,5 andranno alla
ricostruzione vera e propria. E se questi fondi – ha chiarito il
ministro dell’Economia, Giulio Tremonti – non dovessero bastare
(l’entità dei danni sarà definita entro due mesi), il governo
ricorrerà a “interventi di contrasto all’evasione fiscale
internazionale”, ovvero la riedizione dello scudo fiscale.
Otto miliardi spalmati su un periodo pluriennale, dunque, e
saranno tutte risorse – ha sottolineato Tremonti – reperite senza
aumenti di tasse o accise e senza “sfondare il bilancio”, ma solo
trasferendo voci di bilancio (come i residui del bonus famiglia).
Una scelta rivendicata con orgoglio dal ministro, che ha
rinunciato invece alla sua proposta di un 5 per mille
pro-Abruzzo, scartata per le “troppe polemiche” dei giorni
scorsi. E non ci saranno nuove lotterie, ma solo un
“potenziamento dei giochi, contrastando il gioco clandestino con
nuovi strumenti”, mentre “somme che dovevano essere destinate
all’industria farmaceutica ora andranno all’Abruzzo”. Dall’Unione
europea poi, ha aggiunto il premier Silvio Berlusconi, si attende
un contributo “generoso”, superiore a 500 milioni.
Lo stanziamento da 1,5 miliardi per affrontare l’emergenza è
definito dal governo come “spese correnti”, che diminuiranno
progressivamente nel 2009-2010 al contrario di quelle in conto
capitale. Sarà mirato in primis al “primo intervento”, dalla
sistemazione degli sfollati in tende e alberghi agli
ammortizzatori sociali: misure che costano circa 3 milioni al
giorno. Tra i provvedimenti del decreto, infatti, c’è
l’esclusione dal Patto di stabilità interno delle spese sostenute
per il terremoto dalla Regione Abruzzo, dalla provincia
dell’Aquila e dai Comuni danneggiati. E sono previste anche la
proroga dell’indennità di disoccupazione, l’indennizzo per
co.co.co e lavoratori autonomi che hanno sospeso l’attività a
causa del sisma, e la sospensione per le imprese delle eventuali
sanzioni legate a inadempimenti fiscali.
Con le spese correnti, inoltre, sarà finanziata la costruzione
delle case da realizzare prima dell’inverno e che, in futuro,
saranno usate come residenze universitarie: un intervento che
costerà quasi la metà del budget per l’emergenza, ovvero 700
milioni. Le famiglie che vorranno ricostruirsi la casa distrutta,
poi, riceveranno un finanziamento pubblico gratuito fino a
150mila euro, mentre se la casa è stata solo danneggiata il
contributo sarà fino a 80mila euro (solo per la prima abitazione
però). E per chi ha acceso un mutuo sarà possibile liberarsene se
la casa è crollata: sarà lo Stato (tramite Fintecna) ad
accollarsi l’onere di restituire il prestito.
Per ricostruire le strutture delle aziende è previsto poi un
credito d’imposta pari all’80%, fino a un importo di 80mila euro.
Il patrimonio edilizio pubblico, invece, sarà ripristinato –
ricorrendo alle spese in conto capitale – con “fondi statali o
parastatali in essere all’interno del bilancio statale, allocando
o riallocando risorse già disponibili”.
Oltre a questi interventi, ha detto Tremonti, il governo chiederà
a Bruxelles di creare uno o più zone franche nelle aree colpite
dal terremoto (“crediamo che sia un diritto”) e anche di
riportare queste zone nel gruppo di Regioni ‘Obiettivo 1’, ovvero
che beneficiano di maggiori fondi strutturali europei. Una
richiesta che però è difficile che abbia buon esito “perché
bisogna convincere gli altri governi”. Oltre al pacchetto di
misure per l’Abruzzo, infine, nel decreto ci sono anche un
credito d’imposta generale del 55% e fino a 48mila euro per
ristrutturare gli edifici privati in caso di “accertato rischio
sismico” (soprattutto nell’area appenninica).
Glv
MAZ
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