«Situazione penalizzante per i cittadini. Una nuova struttura cambierebbe tutto»

Il presidente dell’Ordine dei Medici Stella: «Accorpare due impianti permette di redistribuire risorse sulle effettive necessità»

Ospedale unico, i medici dicono sì: «Generare economie di scala è necessario per poter redistribuire le risorse sulle effettive necessità del sistema sanitario». È l’autorevole opinione di Roberto Stella, bustocco, presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Varese.

Vediamo molti punti a favore, anche considerando che la logistica, in un territorio così limitato, sia un falso problema, che verrà risolto facilmente. È chiaro che di fronte a questa iniziativa sorgono delle riflessioni. Da una parte, quanto in territori in cui è consolidata una situazione di accesso alle strutture sanitarie per abitudine, fiducia, comodità e facilità, il cambiamento potrebbe creare qualche disagio. Anche se le due città sono molto vicine, sappiamo che il proprio ospedale è sempre un punto di riferimento importante. Dall’altra, va considerato quali possano essere i punti di forza e i motivi per cui andare in questa direzione.


Oggi la situazione con il nuovo assetto sta penalizzando tantissimo sia i cittadini che gli operatori, visto che i due ospedali hanno visto chiudere e trasferire alcune unità operative, con accorpamenti e migrazioni di medici, per un servizio che non è al massimo dell’efficienza. Ma lo dico come constatazione, non come critica, perché è normale che la chiusura di una neurologia, di un’urologia e di un’otorinolaringoiatria creino dei disagi. È chiaro che la prospettiva di accedere ad una struttura nuova, che preveda un potenziamento di attività e di attrezzature tecnologiche, è visto bene, e servirebbe anche ad implementare una voce che è sempre in crisi, quella delle risorse mediche e infermieristiche.

Tra organici ridotti, mancanza di turnover, pensionamenti che non vengono rimpiazzati e precariato che non viene stabilizzato, i problemi sono reali. Riunire queste due strutture ospedaliere genererebbe economie di scala in grado di redistribuire risorse sulle effettive necessità. Così potremo ottenere un potenziamento delle risorse e un miglioramento della qualità, perché l’innovazione porterà non solo a nuovi muri, ma anche a nuove tecnologie, di nuova generazione. Insomma, liberare risorse può servire per migliorare l’offerta e la qualità delle cure.


Lo dico da cittadino: sarebbe fare un passo indietro invece che un passo avanti. Il timore è legittimo ma deve essere fugato al più presto.

È vero che la riduzione dei posti letto è un tema ricorrente in tutti i piani nazionali sulla sanità, ma noi dobbiamo ragionare sul nostro territorio, in cui c’è cronica sofferenza di posti letto, anche per l’attrattività delle nostre strutture, che vedono un accesso numerosissimo di utenti provenienti da altri territori. Bisognerà garantire l’accesso alle cure. Che significa disponibilità di posti letto sufficienti rispetto al bisogno e alla domanda di salute, che va al di là del dato epidemiologico lombardo».