VARESE – Milano si conferma la città della Lombardia con la peggiore qualità dell’aria, seguita da Cremona ma sono otto i capoluoghi di provincia che superano i limiti delle polveri sottili, con dati che poco si scostano da quelli degli ultimi cinque anni, secondo l’analisi fatta da Legambiente Lombardia sui dati di Arpa.
“Le politiche per la qualità dell’aria in Lombardia sono ad un punto morto – ha commentato Barbara Meggetto, la presidente di Legambiente Lombardia -: significa che abbiamo smesso di aggredire le fonti emissive più importanti”. Traffico a Milano ed emissione degli allevamenti di animali a Cremona sono le due fonti principali di emissioni che danno luogo agli elevati livelli di particolato sospeso. Dei 12 capoluoghi di provincia, otto hanno superato il limite di 35 giorni di superamento di 50 microgrammi/mc di polveri sottili all’anno, tre sono decisamente al di sotto, mentre Bergamo è al limite con 34 giorni. A Milano il superamento si è verificato 81 giorni, a Cremona 64, a Mantova 62, a Brescia 57, a Lodi 56, a Monza 55, a Pavia 53 e a Como 37.
La provincia con l’aria più pulita è stata Varese con 14 giorni, a Sondrio 17 e a Lecco 20. Notizia positiva, secondo Legambiente, è che “nessuna città lombarda supera il valore soglia stabilito dalla normativa europea (40 microg/mc per le polveri sottili), quella cattiva è che nessuna città lombarda si colloca al di sotto dei valori di riferimento per la salute umana fissati dall’OMS (15 microg/mc)” e che “in Lombardia si continua a respirare aria di pessima qualità”.
Sono sempre le città della pianura (Milano e Cremona in testa) ai vertici della classifica per cattiva qualità dell’aria, la situazione è un po’ migliore per i capoluoghi pedemontani (nell’ordine, Como, Bergamo, Varese e Lecco), oltre che per Sondrio. Guardando però al dato medio (PM10 per tutte le centraline urbane dei 12 capoluoghi lombardi), a deludere è il trend. Dopo i risultati positivi di riduzione dell’inquinamento conseguiti negli scorsi decenni, l’andamento dell’ultimo quinquennio è piatto. Nessun peggioramento significativo, ma anche nessun cenno di miglioramento.