Il presente, e il futuro, si chiama Triestina. Ma c’è anche un passato, che ha colorato il cuore di biancorosso e che da lì mai potrà andarsene. Per Beppe D’Aniello, segretario prima e direttore generale poi del Varese 1910, pensare agli anni al Franco Ossola e a Masnago resta un piacere: per le emozioni vissute, gli sforzi fatti, gli amici incontrati. Tra loro, quel Mauro Milanese che quest’estate lo ha voluto fortemente come braccio destro per (ri)fare grande la Triestina. E, tra loro, anche tanti attuali biancorossi, che sogna di incontrare l’anno prossimo… Un piano più su.
L’ho avvertito dal primo giorno, a giugno, quando Mauro Milanese, di cui mi fido ciecamente e a cui ho detto subito sì, mi ha chiamato: in una piazza storica come Trieste c’è un progetto solido, credibile e intenzionato a durare nel tempo da parte di persone legate a questa terra e a questa maglia. Il patron è Mario Biasin, cugino di Milanese: un importantissimo imprenditore edile in Australia, che ha esperienza nel calcio (è socio del Melbourne, che quest’estate giocò in amichevole contro la Juventus) e che è legatissimo alla sua terra d’origine, come Mauro.
Ha vinto il Mestre di Zecchin, che ho incontrato con piacere: noi abbiamo fatto bene, loro benissimo. Ci è mancata la ciliegina, ma abbiamo tutte le carte in regola per vincere i playoff e ambire a salire in Lega Pro attraverso il ripescaggio: la Triestina è già pronta per una, anche due categorie più in alto.
Infrastrutture e solidità economica. Il Nereo Rocco è un gioiello, tanto che nel 2019 ospiteremo 3 partite delle fasi finali degli Europei under 21: la prima volta che ci sono entrato è stata un’emozione enorme. Quest’anno in casa abbiamo avuto una media di 4200 spettatori, contro il Mestre ce n’erano 6500, in trasferta ci seguono in tanti. Poi, come detto, il progetto è forte e sano e quest’anno la cosa più importante era dargli credibilità: questa settimana è stato versato il penultimo dei 10 stipendi ai giocatori e non abbiamo debiti né con l’erario né con i fornitori.
Certo. Siamo pronti anche a versare la famosa tassa di ripescaggio a fondo perduto: le voci dicono che sarà in linea con quella dell’anno scorso da 250.000 euro. Puntiamo a vincere i playoff, che danno qualche punto in più, sapendo anche che, dopo la nuova norma dell’articolo 49 delle Noif (norme organizzative interne Figc), scritta in modo da premiare chi ha le potenzialità per affrontare la Lega Pro, rispondiamo nel migliore dei modi ai requisiti.
Come noi ha fatto più fatica in casa che fuori: chi affronta Triestina o Varese gioca la partita della vita. Un peccato, perché la squadra, ben costruita da Merlin che conosce la categoria, aveva buone possibilità di vincere il girone A, il più livellato dei tre del Nord Italia. Lo seguo sempre, per me Varese è speciale; lì sono nati due dei miei tre figli e ho tanti amici.
Sono appena rientrati Bettinelli e Papini, due “fratelli” per me; c’è anche Bof, che sento sempre volentieri: se le cose vanno bene, sono contento a maggior ragione.
Ho vissuto gli anni belli, quando abbiamo sfiorato il Paradiso; poi ho vissuto anche quelli difficili, quando purtroppo il Varese era un “malato terminale”: ma rifarei ogni cosa, dalla corsa per l’iscrizione agli estremi tentativi che chi era in società ha fatto, nei limiti delle possibilità, per provare a salvarlo.
Stefano è intelligente, preparato, ha imparato tantissimo da grandi maestri. Con lui si può certamente costruire un grande progetto. Se ha un neo è che ama talmente tanto il Varese da soffrirne…
Di non disperarsi se non riesce a salire subito in Lega Pro: nessuna tragedia se dovesse capitare l’anno prossimo. L’importante è consolidare il progetto.
Conosco bene il Napoli e so che ancora oggi il settore giovanile ha bisogno di strutturarsi. Non ci farei troppo affidamento perché credo che il Varese, che ha storia, blasone e pubblico, possa avere la forza per costruire un grande progetto anche “da solo”.
Ho imparato che nel calcio non contano le categorie, ma le persone e i loro progetti. Si avvicinano nuovi imprenditori, la città e lo stadio sono stupendi: spero di ritoccare il Paradiso con un dito. Come ho fatto a Varese.
Me lo auguro: sarebbe un doppio motivo di felicità. Tornare al Franco Ossola da avversario in Lega Pro sarebbe un sogno: significa che il Varese è tornato dove merita dopo essere finito dove non avrei mai voluto finisse.