Sole o pioggia, non importa A Pasquetta c’è il verde in tavola

Venerdì santo e di digiuno: tranquilli, prendete giusto qualche appunto per il menu del lunedì dell’Angelo, senza impegno! Stufi della solita grigliata? Sperando nella clemenza di Thor o di Giove Pluvio (ad libitum), faremo il primo merendino della stagione (in caso contrario c’è sempre il tavolo di casa).

Ma attenzione: per un picnic dovrà essere tutto facilmente trasportabile. A meno di fare due panini e via, bando a piatti elaborati, sughi, intingoli e maionesi, torte farcite et similia.

Vietate le pietanze da affettare sul momento (unica eccezione: il salame nostrano), i servizi alla temperatura di fusione del carbonio, le cibarie che con una “schisciata” evolvono in un 45 giri vintage.

E, a meno di non dover far colpo sull’anziana benefattrice, state alla larga dalla haute cuisine.

Coi miei sei pargoli io personalmente mi lancio in piatti allegri e variopinti, come la prima insalata di pastina dell’anno: tubettini conditi con olio, limone, senape delicata (Orco, naturalmente), toma e salame a cubetti. E poi, come tradizione nostrana impone, il riso al salto sull’avanzo del risotto pasquale. Ottimo anche freddo, spolverizzato di grana.

Pasqua coincide con la primavera che sboccia, quindi lanciamoci in pietanze che facciano rima col verde dei prati. Via dunque agli asparagi (è stagione piena), conveniente l’asparagina; fenomenali i nostrani Argenteuil di Cantello. Consiglio da economa: andate direttamente dal produttore negli spacci locali.

La torta salata coniugherà la tradizione varesina delle frittate con le verdure e con le erbe di campo con un bel guscio prêt-à-porter.

Sfoglie pronte, ce ne sono di valide (marche o no): tre uova sbattute, noce moscata, sale un’idea, grana grattugiato (o toma o anche i remasucc di frigorifero) e gli asparagi saltati in padella a rondelle (punte lessate a parte); infornate ventilato a 200 °C fino a doratura. Voilà, torta pronta in venti minuti (tagliate ed incartate le fette una per una). Più leggera, la pasta matta alla ligure con tre etti di farina 00, cinque cucchiai di olio evo, pizzico di sale e acqua q b per impastare. No lievito. Dividete in due, stendete sottilmente la prima sfoglia in teglia (con la carta forno), riempite come sopra e foderate con un’altra sfoglia, saldando i bordi; spennellate con olio, cospargete di sale grosso: via in forno.

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