– Tonina Pantani ascolta l’audio dell’intercettazione con occhi tristi, lucidi, il volto serio, arrabbiato. «Finalmente qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro dopo tanti anni che cerco e leggo da tutte le parti. Ringrazio i ragazzi di Forlì che ci hanno messo così impegno».
Sono le prime parole di mamma Tonina ai colleghi di Mediaset Premium Sport, mentre insieme a loro ascolta l’audio dell’intercettazione che conferma quanto lei ha cercato di far capire per anni. «Sono parole che fanno male, ma è una conferma di quello che abbiamo detto per tanto tempo, ossia che lo avevano fregato. Non mi ridanno indietro il mio Marco però gli restituiscono un po’ di dignità, anche se per me non l’aveva mai persa. Lo conoscevo bene, se quella mattina non si fosse sentito a posto si sarebbe preso i 15 giorni di stop come tutti gli altri corridori e sarebbe tornato in gruppo, calmo. Però lo conoscevo bene, non ho mai accettato quella morte perché non è vera. Ora la gente potrà dire: finalmente c’è verità, anche se già in tanti come me sapevano che era stato fregato. Oggi sono serena, perché finalmente ho avuto questa conferma».
Sempre a Mediaset Premium Sport ha parlato anche l’avvocato Antonio De Rensis, che da quando ha iniziato ad occuparsi delle indagini è riuscito a scoperchiare ogni singola ipotesi sul caso di Campiglio e anche su quello di Rimini: «L’indagine della Procura di Forlì riscrive la storia di quel 5 giugno 1999, io preliminarmente non posso non ringraziare gli investigatori di Forlì per il grandissimo lavoro che hanno fatto. Un’indagine confatta con la voglia di scoprire un’altra verità e le carte indiscutibilmente ridisegnano un altro scenario».
Ora la realtà dei fatti è cambiata: «Lo stop di Marco Pantani è stato organizzato, non è stato casuale e ci sono evidenze enormi sul coinvolgimento della criminalità organizzata, nella fattispecie la camorra».