Francesco Gazo ha vestito per la prima volta la maglia del Varese domenica scorsa a Solbiate Arno, nella partita contro l’Ardor Lazzate, che ha chiuso il lungo infortunio del centrocampista. Nato a Varese il 29 febbraio del 1992, Gazo ha debuttato da professionista nell’AlbinoLeffe ma è cresciuto nel club biancorosso, che lo ha convinto a ritornare in Eccellenza. Un sacrificio che molti avrebbero rifiutato. Non lui.
È vero che l’infortunio ha richiesto più di tre mesi di recupero ma tutti mi sono rimasti molto vicini, facendo in modo che non stessi mai male. La società è stata splendida, come ognuno dei miei compagni: mi hanno dato calore e vicinanza, proprio come hanno fatto la mia famiglia e la mia ragazza Claudia.
Anche perché la frattura del perone è arrivata in allenamento, subito dopo Ferragosto. Prima c’era stato solo il tempo per giocare un’amichevole, quella con lo Stresa. Nella sosta invernale dovrò faticare con il nostro preparatore per presentarmi al meglio nel girone di ritorno.
A una persona che non conosce la realtà di Varese potrebbe sembrare un sacrificio. Sì, forse in parte lo è anche ma io non lo sento proprio così. Se ho scelto di sposare subito la causa biancorossa è perché so già che con questa maglia io andrò molto più in alto di dove sono stato finora.
Secondo voi? Se non ci credessi non sarei mai sceso in Eccellenza.
So solo che il progetto del Varese mi, ci porterà lontano.
Può sembrare strano ma ho incominciato dove ci alleniamo ora tutti i giorni: alle Bustecche, sede della Varese Giovanile, mia primissima squadra. Poi sono stato all’Azzate e finalmente mi ha preso il Varese 1910, dove sono rimasto per quattro anni, vestendo la maglia dei Giovanissimi nazionali e degli Allievi. Poi sono passato all’AlbinoLeffe che mi aveva girato in prestito al Prato e alla Pro Vercelli.
Gennari, grande allenatore: è stato il primo vero formatore della mia carriera che mi ha dato un’impronta tecnica e tattica, partendo dalle basi.
Sono un centrocampista centrale che sa stare sia nel 4-4-2 e pure nel reparto a tre, come mezz’ala. Io mi adatto.
Il mio idolo e modello era Zidane. Ma anche Gerrard.
È un esempio di attaccamento alla maglia, oltre a essere un ottimo giocatore. È uno che non si risparmia mai: nella finale di Champions del Liverpool contro il Milan ha disputato gli ultimi venti minuti da terzino. Impressionante.
In realtà sembra facile ma non lo è. Noi dobbiamo pensare solo a lavorare e a essere concentrati fino all’ultimo. La gara di domani contro il Lomellina non è così scontata ma noi dobbiamo chiudere in bellezza il girone di andata vincendo.
Quella con l’Uso Calcio in Serie D. La squadra di Mangia volava verso il ritorno tra i professionisti e lo stadio era pieno.