Sotto scorta il sindaco di Roma Ipotesi scioglimento per il Comune

Alfano: «Aspetto le valutazioni che farà il prefetto». Zingaretti blocca gli appalti: non vogliamo macchie. La promessa del Pd a Marino: saremo all’altezza

Dopo lo sgomento Roma scopre la tensione. Un terremoto come quello dell’inchiesta «Mondo di Mezzo» non può lasciare le istituzioni come le ha trovate e «Mafia Capitale» con i suoi capi in carcere fa ancora paura. La preoccupazione nei palazzi è forte, il prefetto Giuseppe Pecoraro prescrive la scorta al sindaco Ignazio Marino, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti sospende l’assegnazione di tutte le gare d’appalto, mentre si verificano quelle passate. Una revisione generale sarà compiuta dall’Alto commissario nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Per capire se e fino a dove arrivava l’influenza di Massimo Carminati e dei suoi soci.

Intanto il ministro dell’Interno Angelino Alfano difende Roma, dicendo che «non è marcia, è sana», ma si riserva di valutare eventuali proposte del prefetto, che sta esaminando l’ipotesi di proporre lo scioglimento del Comune per mafia.

E c’è anche il caso del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, fotografato con il braccio destro di Carminati, Salvatore Buzzi, «ras» delle cooperative sociali, qualche anno fa quando guidava la Lega Coop nazionale. «Sto male nel vedere il mio nome coinvolto», dice Poletti, che non rientra nell’indagine, «pensavo che Buzzi fosse una persona perbene».

Una giornata convulsa, in cui l’inchiesta fa registrare l’arresto del latitante Giovanni De Carlo, che si consegna al Ros carabinieri all’aeroporto di Fiumicino di ritorno dalla Thailandia. L’Arma diffonde il video della cattura del «Pirata» Carminati domenica scorsa a Sacrofano, vicino Roma. Un filmato impressionante con i militari che bloccano l’auto dell’ex Nar e con le armi spianate lo fanno scendere e lo ammanettano davanti al figlio, con lui nella Smart. Un blitz accelerato perché il boss della mafia romana aveva avuto una soffiata e si preparava a fuggire. E forse aveva dato ordine di distruggere l’arsenale della banda, che non è stato ancora trovato. Carminati avrebbe avuto complici anche nelle forze dell’ordine.

Intanto i pm puntano ai suoi legami con le istituzioni e tra gli indagati ancora coperti ci sarebbero altri esponenti locali e manager.

Ed è soprattutto la politica a interrogarsi e a cercare contromisure allo sconvolgimento portato da «Mondo di Mezzo». A Roma il neo commissario del Pd Matteo Orfini, mandato in fretta e furia dal premier Matteo Renzi a cercare di tamponare la situazione, incontra il sindaco Marino e promette un «partito all’altezza», mentre si è mostrato «permeabile alle infiltrazioni». In qualche modo si assiste alla rivincita del sindaco «marziano». Fino a qualche giorno fa alcuni consiglieri Pd lo volevano cacciare «che tanto andare al voto non è una tragedia». Oggi Marino incassa il sostegno del Pd nazionale e locale ( gli stessi che lo volevano cacciare) . Il presidente dei democratici, infatti, sostiene pubblicamente Marino e dice no allo scioglimento del Campidoglio chiesto da M5S: «È la linea della mafia».

Il prefetto Pecoraro intanto sta valutando il da farsi sulla base delle oltre mille pagine di ordinanza d’arresto firmata dal Gip. «Valuterò con ogni attenzione quel che il prefetto mi farà avere – dice il ministro Alfano – Roma non è una città marcia e sporca, è sana. Se c’è qualcuno che ha rubato va punito senza criminalizzare un’intera comunità».

Ma «il procuratore Capo Pignatone è serio e quindi penso che l’inchiesta sia solida», aggiunge. Il prefetto intanto si preoccupa per la sicurezza di Marino «che va rafforzata e dovrebbe rinunciare a girare in bicicletta». Gli enti locali corrono ai ripari. Il sindaco concorda con il commissario Anticorruzione Raffaele Cantone una strategia ad hoc per la revisione degli appalti pubblici. «Procederemo al commissariamento di quegli appalti conquistati grazie alla corruzione», afferma il magistrato. La Regione blocca le gare, il presidente Zingaretti ordina di rivedere tutto. E in Consiglio regionale si dimette da capogruppo di Forza Italia Luca Gramazio, indagato per associazione mafiosa e intercettato in vari incontri con Carminati. Si rischia una paralisi amministrativo-burocratica. Ma c’è in gioco la questione morale di Campidoglio, Regione e di una classe politica.