Madrid, 4 nov. (TMNews) – Da oggi è aperta ufficialmente la campagna elettorale per le elezioni politiche spagnole del prossimo 20 novembre, un appuntamento dominato dalla crisi economica e dalla disoccupazione che colpisce ormai cinque milioni di persone.
A contendersi la poltrona di presidente del governo saranno il conservatore Mariano Rajoy, fino ad oggi eterno sconfitto, e il socialista Alfredo Perez Rubalcaba, la scommessa del premier uscente José Luis Rodriguez Zapatero per far conquistare al Psoe il terzo mandato consecutivo.
Una missione a detta degli analisti pressoché impossibile: i sondaggi danno il Partido Popular avanti di circa quindici punti percentuali, uno svantaggio che i socialisti – affossati dalla crisi economica e dallo scarso appeal elettorale della politica di austerità conseguente – non sembrano avere alcuna possibilità di colmare nonostante Rubalcaba, ministro dell’Interno uscente, goda di notevole credibilità specie nella lotta contro il terrorismo basco.
Le linee guida della campagna elettorale sono quindi già in gran parte dettate dal contesto economico: Rajoy – che sul programma ha mantenuto uno stretto riserbo, non andando oltre vaghe allusioni a una riduzione della pressione fiscale sulle imprese e a una modifica della legge sull’aborto, tema caro alla Chiesa – insisterà sul riordino della spesa pubblica, mentre Rubalcaba replicherà difendendo i servizi pubblici essenziali.
Alla finestra rimangono i vari partiti nazionalisti baschi e catalani, alle prese con non pochi problemi: il Pnv – che ha perso per la prima volta la presidenza dei Paesi Baschi alle scorse regionali – deve fare fronte all’ascesa del radicalismo politico “abertzale”, alternativa di sinistra che sembra essersi riucito a slegarsi dall’Eta; CiU ha viceversa riconquistato la presidenza della Catalogna ma un’eventuale maggioranza assoluta del Pp – avverso a qualsiasi ulteriore politica federalista – la lascerebbe fuori dai giochi a livello nazionale.
I 36 milioni di elettori dovranno eleggere 350 deputati e 208 senatori, tra i candidati di una ventina di partiti nazionali e regionali: non va però dimenticato l’effetto anti-politico del movimento degli “indignados”, che – in mancanza al momento di una formazione politica che possa canalizzarne la protesta – potrebbe risolversi in un forte aumento dell’astensione.
Mgi
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