Mosca, 3 nov. (TMNews) – Sono pronti per ‘tornare sulla Terra’ i
sei astronauti – tre russi, un cinese, un francese oltre
all’italo-colombiano Diego Urbina – che hanno simulato per quasi
un anno e mezzo un viaggio verso Marte, chiusi in una copia
esatta di navicella spaziale vicino a Mosca. Dal punto di vista
scientifico è un successo, nonostante la missione reale possa
avere luogo verosimilmente solo tra una trentina d’anni.
Avviato il 3 giugno 2010 presso l’Istituto russo di problemi
medico-biologici (IMBP) alla periferia di Mosca, l’esperimento
della durata di 520 giorni è servito a simulare il tempo
necessario per raggiungere Marte, quasi 250 giorni, per passare
un mese di esperienza sul Pianeta Rosso, e il ritorno sulla
Terra. Il vascello è diviso in tre moduli: Abitativo, Medico e
Manutenzione.
L’equipaggio ha un’età compresa tra 27-38 anni (tre ingegneri, un medico, un chirurgo e un fisico). La comunicazione dei cosmonauti virtuali con i team tecnici e le loro famiglie è stata in gran parte via e-mail, con un ritardo 40 minuti per simulare la distanza. Inoltre nel mese di febbraio, tre di loro sono stati separati dal gruppo per effettuare una simulazione su ‘suolo marziano’.
Lo scopo della missione è studiare gli effetti sugli uomini di isolamento, mancanza di luce naturale e aria fresca, e la limitazione di contatti umani. E in questo progetto l’Italia è in prima fila non solo perché ha un uomo all’interno dei simulatori, ma perché università e industrie private hanno dato un consistente contributo in termini di uomini e finanziamenti.
L’Università di Bologna, di Milano e della Tuscia, il Cnr di Pisa, l’Inrca di Roma e la fondazione Maugeri di Milano hanno messo a disposizione laboratori e scienziati.
Cgi
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