SESTO CALENDE – «Stiamo già lavorando con l’ufficio tecnico per posizionare nelle spiagge con più affluenza dei cartelli con i quali si consiglia a bagnanti maggiore prudenza perché il fiume o il lago non sono come il mare. Cartelli che segnalano il pericolo della profondità. In un punto si tocca e pochi passi più in là si sprofonda. Serve più cautela da parte di tutti».
A quarantotto ore di distanza dalla tragedia in cui aveva perso la vita il 19enne ecuadoregno Carlos Issac Pincay Luna, inghiottito dalle acque del Ticino durante una partita a palla con gli amici, è scattata l’attività di prevenzione promossa dal Comune di Sesto Calende. L’operazione “acque sicure” è già partita con i tentativi del sindaco Marco Colombo di percorrere alcune strade per migliorare la sicurezza del lungolago del Ticino. Due in particolare sono le ipotesi sulle quali l’amministrazione
locale ha iniziato a ragionare: da una parte c’è l’opzione di impiegare, con l’intervento del Consorzio del Demanio, alcuni bagnini almeno nei due mesi estivi di maggiore affluenza (luglio e agosto) di turisti e visitatori. L’altra strada è quella che porta al potenziamento dell’informazione e della sensibilizzazione dei pericoli potenziali rappresentati dall’acqua di laghi e fiumi. Cartelli indicatori di pericolo che invitano alla prudenza. Un avvertimento rivolto soprattutto a chi non è capace di nuotare e che, nonostante ciò, decide ugualmente di avventurarsi in acque insidiose.
«Si tratterebbe di un potenziamento – dice il sindaco – di quello che già si fa per la sicurezza. Si tratta di interventi di prevenzione». Tornando all’ipotesi dell’impiego dei bagnini il primo cittadino ha riacceso un dibattito che negli ultimi giorni è piuttosto caldo: «Mi arrabbio quando sento dire che altri usano i bagnini e Sesto non lo fa. Il discorso è molto semplice. Questa amministrazione comunale non accetterà mai di impoverire il patrimonio pubblico cedendo spiagge a privati che attraverso i loro stabilimenti devono garantire la presenza dei bagnini. I bagnini vengono pagati dai privati non dalle amministrazioni che quindi non spendono un euro per la sicurezza. Disperdere il patrimonio pubblico per me non è accettabile e quindi in assenza di gestori privati diventa difficile per un ente locale poter spendere risorse per impiegare dei bagnini sulle coste. La strada che si può percorrere, come ho già spiegato, – conclude il primo cittadino – è quella del Consorzio del Demanio». Il dibattito sulla sicurezza delle acque resta aperto.
Pino Vaccaro
e.besoli
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