Spreco alimentare nemico da battere «Ecco i consigli su come fare»

Convegno al Liuc legato a un tema chiave di Expo. L’esperto Toscano: «Nella filiera tante inefficienze. Più di metà calorie va dispersa nei vari passaggi»

– Ridurre gli sprechi alimentari: una sfida per la politica e per l’economia. «Filiera inefficiente. Si può fare molto» secondo il direttore del master in food management Giuseppe Toscano. E dal ministero del Salute arriva l’annuncio ufficiale di un manuale di corrette prassi igieniche che agevolerà il lavoro delle onlus e delle organizzazioni caritatevoli attive nella raccolta alimentare per gli indigenti.
Uno dei temi chiave di Expo 2015 e della Carta di Milano al centro di un convegno all’università

Cattaneo di Castellanza, dal titolo “Ridurre gli sprechi: un obiettivo raggiungibile”: a confronto operatori del settore ed istituzioni, a partire dalla collaborazione avviata dalla Liuc con l’Asl di Milano e la Città Metropolitana.
«Occorre passare dalla riflessione estemporanea all’abitudine, come proposta di comportamento etico legata alla convenienza» spiega Anna Scavuzzo, consigliera delegata all’ambiente e all’agricoltura della Città Metropolitana di Milano.
Del resto i numeri del fenomeno sono impressionanti, come ammette Giuseppe Toscano, direttore del master in food management della Liuc, lanciato cinque anni fa quando ancora il mondo del food non era ancor così sotto la bocca di tutti come lo è oggi.
«La filiera alimentare è un sistema di una inefficienza pazzesca – ammette il docente – la dispersione di calorie disponibili dal campo alla tavola è notevole, se per soddisfare il fabbisogno calorico di un individuo dobbiamo produrre un quantitativo che sarebbe sufficiente per quasi due persone e mezzo (2,3 per la precisione, ndr)».
L’inefficienza calcolata è pari al 57%. «È in ogni fase della filiera che avviene una perdita – sottolinea Toscano – Alcune ragioni hanno dell’incredibile, come l’impatto dello spreco dovuto alla cattiva gestione degli ordini, oppure alla porzionatura dei prodotti, e ancora alle difficoltà di lettura delle etichette, con il “preferibilmente” che genera confusione nei consumatori. E persino la scarsa professionalità della nostra distribuzione in termini di competenze di pianificazione logistica».