Staminali; Linee guida Obama: no a creazione embrioni ad hoc


Washington, 17 apr. (Ap)
– Gli scienziati statunitensi potranno effettuare ricerche utilizzando cellule staminali con i finanziamenti pubblici, ma solo se le cellule proverranno da embrioni creati nelle cliniche per la fecondazione assistita e che verrebbero altrimenti distrutti: queste le linee guida della ricerca decise dall’Amministrazione Obama e diffuse dal National Insitute of health, che escludono quindi la possibilità di creare embrioni ad hoc per la ricerca.

I finanziamenti federali alla ricerca embrionale furono messi al
bando con l’emendamento Dickey-Wicker che divenne legge nel 1996
e da allora era stato rinnovato ogni anno dal Congresso. La norma proibisce specificamente l’impiego di denaro proveniente dal gettito fiscale per creare embrioni umani (pratica di routine nelle cliniche private che operano la fecondazione assistita), o per la ricerca che comporti la distruzione o il danneggiamento di embrioni; nell’agosto del 2001 l’Amministrazione Bush permise il finanziamento degli studi effettuati su un piccolo numero di ceppi già esistenti.

Subito dopo il suo arrivo alla casa Bianca Obama ha emesso un ordine esecutivo nel quale si consentiva la ricerca sulle centinaia di ceppi di staminali già esistenti ed estratte in passato da embrioni, come anche su embrioni già creati, generalmente avanzati da trattamenti di fecondazione assistita; tuttavia Obama non ha il potere di annullare del tutto la legge
Dickey-Wicker: può farlo solo il Congresso.

Le cellule staminali embrionali sono in grado di differenziarsi
per produrre tutte le cellule dei tessuti umani: una
caratteristica che le rende uno strumento eccezionale per la
ricerca medica.

Le cellule staminali adulte infatti servono per il rinnovamento
dei tessuti, ma solo del tipo nel quale si trovano; quelle
embrionali (ricavate dal blastociste, ovvero l’embrione con 5-6
giorni di età) sono invece in grado di dare origine a 200 diversi tipi di cellule e per questo sono dette “pluripotenti”.

Il nodo etico della questione è che l’embrione dal quale vengono
ottenute viene di norma distrutto: nella pratica, si utilizzano
quelli ottenuti in soprannumero dalla fecondazione in vitro, non
destinati cioè all’impianto nell’utero.

Un’alternativa promettente è quella delle cellule staminali
pluripotenti indotte (iPS), ottenute grazie alla “riprogrammazione” del nucleo delle staminali adulte: rimangono
tuttavia ancora incertezze sul loro sviluppo e per questo gli
scienziati ritengono che la ricerca che utilizza quelle
embrionali debba continuare.

Mgi-Aqu

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