MALNATE – I lavoratori della Fondazione Don Gnocchi disdettano il contratto regionale e proclamano lo stato di agitazione. Primo presidio a novembre davanti alla sede di Malnate della clinica che offre servizi sanitari in tutta Italia. .
Hanno dunque proclamato lo stato di agitazione anche a Varese i 158 dipendenti (tra Villa Ponticaccia e la Residenza di Malnate) della Fondazione Don Gnocchi e con una conferenza stampa indetta dalla organizzazioni sindacali, Cgil e Cisl, hanno espresso tutta la loro contrarietà
nei confronti di una decisione «che ci ha lasciato senza parole, nelle modalità in cui è stata fatta e per la storia contrattuale che ci lega a questa azienda».
I dipendenti della Fondazione hanno aderito due anni fa a un altro accordo, regionale, per fronteggiare la grave crisi finanziaria del 2013: «Abbiamo garantito prestazioni ed orari aggiuntivi oltre i limiti previsti dalla contrattazione nazionale – hanno spiegato Mirella Palermo della Cisl e Anna Mugiano della Cgil – Quindi, finché tale disdetta non sarà revocata, siamo noi a non garantire più per gli accordi presi a livello locale in quella circostanza».
L’accordo sottoscritto due anni fa, in scadenza a dicembre 2016, definiva 80 ore di lavoro annue aggiuntive senza retribuzione e due giorni in meno di ferie.
«Ore che alcuni lavoratori hanno già dato per il 2015 – sottolineano – Fondazione Don Gnocchi ha disdetto l’accordo nazionale pretendo il rispetto dell’accordo di crisi che abbiamo accettato per il forte senso di responsabilità e per evitare la disdetta unilaterale del contratto nazionale». Cosa che in realtà è avvenuta «e senza comunicarci quale altro contratto vogliano applicare».
La Residenza Sanitaria Assistenziale per ospiti anziani non autosufficienti di Malnate oggi è accreditata per 200 posti letti.
È stato avviato un nuovo reparto di Riabilitazione Generale e Geriatrica e aperto un ambulatorio di riabilitazione presso “Villa Ponticaccia” a Varese,indirizzato a trattamenti riabilitativi di neuropsichiatria infantile.
«Svolgiamo un lavoro importante per un segmento di popolazione che negli anni ha richiesto sempre attenzioni – aggiungono – La cura agli anziani comporta un logoramento fisico ma anche psicologico che non può essere sostenuto a certi livelli».
Troppe ore di lavoro rischierebbero, a lungo termine, di compromettere anche la qualità di un servizio «che oggi è uno dei migliori in Italia». Proprio per questa ragione i lavoratori non si capacitano di come le condizioni economiche della Fondazione siano gravi. Il bilancio parla di una perdita nel 2014 di 544 mila euro, in netto calo rispetto ai 9,8 milioni dell’anno precedente. Il debito risulta pari a 236 milioni, a fronte di 275 milioni di fatturato.
«Ed ora, in un’ottica rigidamente aziendalista, hanno deciso di uscire dalla crisi abbattendo i diritti del dipendenti. A questo punto vogliamo vederci chiaro, pretendiamo trasparenza, quella che non ci è stata negata nel 2013, quando l’azienda ci ha chiesto un sacrificio dicendosi in difficoltà, senza però mai dichiarare lo stato di crisi». Una parte di responsabilità i sindacati la danno anche alle istituzioni, a Regione Lombardia in particolare, «che abbassano continuamente i tariffari delle prestazioni, riducendo i rimborsi e rendendo difficile qualsiasi pianificazione economica».
In attesa che Don Gnocchi faccia la sua prossima mossa, i dipendenti varesini hanno organizzato un presidio per la prima settimana di novembre, davanti alla sede di Malnate. «Ci rendiamo disponibili a sederci attorno a un tavolo e attraverso la nostra esperienza cercare una soluzione».