LAVENA PONTE TRESA Frontalieri e stipendio in euro: tutto legale. Anzi la pratica, in vigore sempre più spesso per contenere ovviamente a tutto vantaggio dei datori di lavoro e a svantaggio degli impiegati italiani e varesini le fluttuazioni del cambio, non può assolutamente essere vietata. Il Consiglio nazionale svizzero ha respinto con 118 voti contro 62 l’iniziativa parlamentare portato avanti dalla socialista ticinese Marina Carobbio, che proponeva di rendere obbligatorio il pagamento dei salari in franchi.
La maggioranza, infatti, ha seguito il parere della commissione parlamentare, secondo cui il diritto in vigore offre ai dipendenti sufficienti garanzie. Marina Carobbio aveva però motivato la sua proposta osservando che «era in aumento il numero di ditte che cercavano di introdurre il pagamento dei salari in euro». Attualmente infatti, secondo l’articolo 323b del Codice delle obbligazioni il salario deve essere pagato in franchi svizzeri, «ma le parti possono derogarvi mediante accordo». E in tutti quei settori in cui non vi è
un salario minimo obbligatorio, datore di lavoro e lavoratore possono quindi convenire liberamente il pagamento del salario in euro. Non senza rischi: i lavoratori frontalieri, infatti, possono essere disposti o per così dire costretti ad accettare salari inferiori a quelli dei lavoratori svizzeri. «Una situazione – ha aggiunto Carobbio – che potrebbe creare una pressione verso il basso sui salari perché gli imprenditori avrebbero interesse a impiegare lavoratori frontalieri meno cari».
Una situazione che comporterebbe evidenti discriminazioni salariali ai danni proprio dei frontalieri. Ma la maggioranza dei deputati rossocrociati ha preferito seguire le argomentazioni addotte dalla commissione parlamentare, le cui conclusioni sono state presentate dal consigliere nazionale Fulvio Pelli. «Una proibizione assoluta di versare il salario in una valuta estera stabilirebbe – a detta del deputato liberale-radicale ticinese – delle rigidità nei contratti di lavoro, che in determinati casi potrebbero rivelarsi controproducenti. Inoltre la Banca nazionale è riuscita a stabilizzare il cambio franco – euro e il pagamento dei salari in euro non è più così praticato». Almeno per il momento.
b.melazzini
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