Stipendi in euro e ore non pagate «I frontalieri non lavorino gratis»

LUINO «Occorrono una serie di misure forti affinché il peso della crisi non sia sopportato solo dai lavoratori, ma che venga ridistribuito equamente tra tutte le parti in causa».
I sindacati ticinesi di Unia e Ocst marciano insieme nella tutela dell’occupazione in un periodo di crisi anche per il Ticino. Con diverse industrie, ormai praticamente la gran parte, che richiedono misure straordinarie per combattere le difficoltà congiunturali legate alla difficoltà di restare competitive per il peso del franco svizzero sul mercato valutario.

/>Alcune delle contromisure proposte dagli industriali, però, non possono essere accettate dai sindacati. Su tutte il prolungamento a stipendio fisso dell’orario di lavoro o il pagamento in euro degli stipendi ai frontalieri. «Deve essere chiaro il rifiuto di ogni forma di lavoro gratuito e il pagamento in euro dei frontalieri – chiariscono i Unia e Ocst – perché sono richieste che dal punto di vista sindacale non possiamo condividere. Si tratta di misure che affrontano il problema da un ottica sbagliata: diminuire i salari significherebbe creare una distorsione ulteriore del mercato del lavoro».
Che finirebbe solo per ingenerare una spirale negativa. «Gli aumenti dell’orario di lavoro e il dumping salariale – aggiungono i sindacati ticinesi – non possono compensare gli effetti della speculazione sui tassi di cambio. Al contrario: se i lavoratori devono pagare cara la speculazione, tutta la piazza industriale svizzera ne esce ulteriormente indebolita». Ben venga, invece, «in caso di crisi il ricorso al lavoro ridotto», simile alla cassa integrazione italiana. Anche perché, proprio la Segreteria di Stato dell’economia ha incluso, di recente, il problema del cambio fra le condizioni per accedere a questo tipo di indennità. Fondamentale per conservare i livelli occupazionali.
Parallelamente in Italia si lavora per migliorare la legge 147 del 1997, che regola la disoccupazione per i frontalieri. «In questi giorni – conferma infatti <+G_NERO>Claudio Pozzetti<+G_TONDO>, responsabile nazionale della Cgil Frontalieri – sono a Roma proprio per cercare di ottenere questo risultato. Come l’aumento dell’indennità e del periodo di erogazione. Soprattutto per tutti i lavoratori che abbiano superato i 50 anni di età. Anche perché i rischi di crisi, legati sempre al franco forte che rende meno competitive le imprese, continuano».
Lo dimostra anche l’allarme lanciato dalla Disti, l’associazione di categoria della grande distribuzione e i centri commerciali, ha infatti parlato chiaro. «La forza del franco, le difficoltà del turismo, la latitanza dei clienti italiani, la crisi economica e l’attrazione delle concorrenza sulla fascia di confine – fanno sapere – creano grosse difficoltà a tutto il commercio ticinese. Lo dimostra il bilancio degli ultimi mesi con almeno 400 (su un totale di quasi 15000) il numero dei posti di lavoro già persi o a rischio: prepensionamenti, mancata sostituzione delle partenze ma anche riduzione del tempo di lavoro e licenziamenti». 

b.melazzini

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