Non c’è solo l’incremento del tetto all’uso del contante a 5000 euro. L’orientamento ‘pro banconote’ del governo Meloni si concretizza anche in un’altra misura significativa: non sarà più obbligatorio l’uso del pos, quindi i pagamenti con bancomat o carte di credito, per le transazioni inferiori a 30 euro.
Cosa cambia? Molto. Se finora tantissimi commercianti, soprattutto i piccoli esercenti, dovevano ricorrere a vari stratagemmi (disservizi di rete o dispositivo rotto le più gettonate), ora potranno semplicemente dire ‘no’ a chi vuole pagare con moneta digitale.
La norma inserita in manovra prevede che il ministero delle Imprese e del Made in Italy decida entro 180 giorni, quindi entro giugno, i criteri di esclusione, al fine di garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse. Lo stesso articolo dice che sono sospesi i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni.
Quindi, niente più obbligo e niente più sanzioni. Anche se già prima di questo intervento legislativo, per far scattare la sanzione (30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione) era necessaria la denuncia del singolo utente. Un elemento, questo, che di fatto ha reso rarissime le multe fin da quando, era il 2012, il governo Monti introdusse l’obbligo di Pos per esercenti e professionisti. Il governo Draghi aveva stabilito in un primo momento che le sanzioni sarebbero diventate operative dal 1 gennaio 2023 e poi aveva anticipato al 30 giugno 2022.
Ora si torna indietro, e si punta decisamente sul contante. Una vittoria dei piccoli commercianti, che hanno sempre lamentato il problema delle commissioni bancarie a loro carico, che riducono o spesso vanificano il guadagno degli esercenti, soprattutto per i piccoli pagamenti: l’alternativa all’eliminazione dell’obbligo di Pos passava necessariamente per l’abolizione o il forte contenimento delle commissioni, misura che nessun governo è finora riuscito ad ottenere.