CARAVATE Prove di speranza all’Inda. Certo, l’ingresso dello stabilimento è chiuso dallo scorso 14 novembre, ma qualche notizia positiva per i lavoratori che hanno perso il lavoro comincia ad arrivare.
Dopo la scelta dell’azienda leader del settore degli arredi per bagno di trasferire produzione e uffici in altri siti italiani, a Pagazzano in provincia di Bergamo e a Vizzola Ticino, per un centinaio di lavoratori si è aperta la strada della cassa integrazione. «Finora – afferma Giuseppe Marasco (Fim Cisl) – tra operai ed impiegati, sono riusciti a trovare una nuova occupazione 14 ex lavoratori dello stabilimento caravatese».
«Uno di loro ha trovato lavoro addirittura in Svizzera – spiega Marasco, che condusse le trattative con la dirigenza Inda in Univa – mentre gli altri sono stati assorbiti da aziende più piccole presenti sul territorio; altri lavoratori stanno sostenendo dei colloqui di lavoro. Altri ancora stanno smantellando e bonificando lo stabilimento di Caravate». Come si dice in gergo sindacale, in questa fase si sta “gestendo” l’accordo raggiunto a novembre, che prevede cassa integrazione straordinaria per un anno, con buone uscite economiche, per poco più di 100 lavoratori dei 230 impiegati a Caravate, mentre per gli altri è previsto il trasferimento nelle sedi di Pagazzano e Vizzola Ticino.
Anche su questo aspetto si registrano novità positive. «Alcuni lavoratori per i quali era previsto il trasferimento in provincia di Bergamo, in realtà sono stati dirottati a Vizzola» sottolinea l’esponente della Fim. Per gli altri «sono partiti i bandi per finanziare la ricollocazione dei dipendenti; speriamo che anche da qui venga fuori qualcosa di positivo a breve».
Terminato l’anno di cassa integrazione straordinaria previsto nell’accordo, per gli ex lavoratori della Inda scatterà inesorabilmente la mobilità, con un periodo variabile da uno a tre anni. «Verificheremo con l’azienda l’opportunità di prolungarla» preannuncia Marasco.
m.lualdi
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