C’è un murales da salvare Il Reggiori non può morire

Una sfida lanciata da un’associazione e colta da un grande artista per abbellire Varese. Oggi, però, il grande murales di Renato Reggiori che fa bella mostra di sé in piazzale Trieste, proprio di fronte alla stazione delle Ferrovie dello Stato, avrebbe bisogno di un po’ di manutenzione. «E noi vorremmo che qualche artista si offrisse, come si offrì Reggiori nel 1998, per restaurare questo dipinto».

L’appello arriva dalle padrone di casa, le sorelle Zamberletti, che possiedono il condominio dove l’artista ha tracciato la sua opera. Olga Zamberletti vive nell’edificio, e ogni giorno guarda sconsolata il suo capolavoro sbiadire: «Un vero peccato, ma restaurarlo è un costo altissimo, e la crisi c’è per tutti», dice la signora.

L’opera è monumentale: una serie di scene della vita di Gesù, inframmezzata da immagini delle bellezze del territorio, come Santa Caterina del Sasso. Riconoscibili, nel punto più alto della facciata, sono la Natività e la Fuga in Egitto, probabilmente una citazione del grande dipinto che Renato Guttuso ha lasciato al Sacro Monte. I colori sono onirici: i rossi e i gialli dominano, alternati al verde.

Il grande artista, però, commise un errore: «A lavoro finito – racconta ancora Olga – mi disse di aver utilizzato una tecnica nuova per lui, e di essersi però dimenticato lo strato di vernice protettiva». Un errore non da poco: il murales, oggi, appare sbiadito e bisognoso di restauro, perché non ha nulla che lo difenda dalle intemperie e dallo smog.

Le sorelle Zamberletti guardano impotenti la facciata di cui sono tanto orgogliose: «Ci vorrebbe un altro artista coraggioso come lui, in grado di sistemare i danni e ridare al dipinto lo splendore originale. All’epoca noi sostenemmo le spese vive di Reggiori: i costi dell’impalcatura e del materiale. Siamo ancora disposte ad aiutare un artista in grado di salvare il murales, ma non possiamo pagarlo».

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