La Sifa pensa in grande «Ma l’Italia non aiuta»

Due generazioni di imprenditori. Con la terza che si sta preparando: «Quantomeno me lo auguro» sorride Alberto Battaini, socio titolare della Sifa Spa di Crosio della Valle. L’azienda nasce nel 1961: «Fondata da mio padre Franco e dal socio Antonio Belli».

Due famiglie che scommettono nell’epoca del boom. «Hanno costruito una base solida – dice Battaini – Negli anni ’70 è arrivato il grande ampliamento». E la seconda generazione allarga il mercato: oggi Sifa lavora in tutta Europa e nel Maghreb ed è partner della Sankyo Diamond, azienda giapponese leader di settore nel mondo.

Due i prodotti cardine: dischi abrasivi diamantati e mole in ceramica. La cui qualità è riconosciuta sui mercati europei ed extraeuropei. «Nell’86 – spiega Battaini – quando ho iniziato, c’era tantissimo da fare qui. In Italia c’era molto. Oggi non è più così. Ci sono la crisi e ci sono i cinesi. La concorrenza è forte: se io vendo a dieci, loro vendono a due. Il mercato professionale, dove è richiesta una qualità vicinissima alla perfezione,

è rimasto con noi. Tutto ciò che è fai da te, ad esempio, punta invece al risparmio. E sono numeri importanti». Anche se qualcosa, forse sta cambiando. «Alcuni clienti stanno tornando. Tornano verso qualità e affidabilità. La verità è che noi in Italia sappiamo lavorare. Abbiamo delle eccellenze. Ma non sappiamo promuovere il Made in Italy. Salvo in pochi segmenti di mercato. Eppure siamo flessibili, brillanti nel trovare soluzioni immediate. Ma Made in Germany ha un peso diverso. È una questione di immagine. I nostri prodotti sono i migliori, ma non sono adeguatamente promossi».

Immagine che l’Italia non deve certo agli imprenditori. «È tutta la situazione – conclude Battaini – Noi abbiamo una classe politica assolutamente incapace di promuovere il lavoro. Di sostenere chi fa impresa. Tasse pesanti, tasse improvvise che ti rendono impossibile pianificare un investimento. Burocrazia. E troppo spesso lungaggini. Se io imprenditore faccio una richiesta a un ufficio pubblico estero in cinque minuti ho una risposta, ho un’informazione esatta. Qui è diverso. Attese, imprecisioni. Siamo un popolo che sa lavorare, sa fare impresa. Meriteremmo occasioni migliori, meriteremmo di essere sostenuti in modo diverso». E Battaini torna alla terza generazione. «Spero ci sia – conclude – Anche se guardo i miei figli e, qualche volta, vorrei vederli lavorare altrove. Dove abbiano il modo e gli strumenti per esprimersi al meglio».

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