Lavori alla diga, Tresa secco Ed è subito morìa di pesci

Il prosciugamento del fiume fatale alla fauna ittica, bilancio pesante. La rabbia degli ambientalisti: «Scandaloso. E non è la prima volta»

– Da un paio di giorni il fiume Tresa, nel suo scorrimento a valle lungo la frazione luinese di Voldomino e nel comune di Germignaga, ha subito una paurosa secca con la conseguente morte di decine di pesci.
L’abbassamento del livello fluviale a quanto pare è stato causato da alcuni lavori allo sbarramento artificiale noto come diga di Creva. Si parla di un intervento d’emergenza alle paratoie, procedendo quindi all’innalzamento delle stesse contemporaneo alla chiusura della piccola diga pochi chilometri più a nord sul Ceresio.

Azione che ha fatto defluire nel Maggiore una grande quantità d’acqua, portando ad uno stato di quasi prosciugamento il fiume.
Un’operazione indispensabile ma micidiale nei confronti della fauna ittica. Grosse carpe, branchi di barbi e cavedani sono rimasti imprigionati nelle pozze che via via sono andate prosciugandosi.
Non è la prima volta che l’importante corso d’acqua prealpino subisce un danno al suo ecosistema. Nel 2011, a causa dello sversamento delle sabbia dell’invaso si assistette all’uccisione

di centinaia di pesci; il fiume era appena stato ripopolato con migliaia di tinche che finirono sepolte dal fango. Sul posto arrivarono anche le telecamere di Striscia la Notizia, Legambiente fece un esposto alla procura.
Di recente anche il lago di Comabbio e il fiume Bardello sono stati teatro di varie morie di pesci che si ritrovarono a sguazzare in pochi centimetri d’acqua.
Si attende una più completa analisi da parte degli enti gestori del bacino fluviale regolato da Convenzione italo elvetica estesa sul lago Maggiore e sul Ceresio, ma alcuni dubbi da parte degli abitanti, degli appassionati di pesca sportiva e delle associazioni ambientaliste sono stati sollevati in questi giorni.

Posizione critica da parte di Legambiente. «Facciamoci delle domande, è la seconda volta che accade un fatto del genere al Tresa – afferma , responsabile dei circoli dell’ente ambientalista, riferendosi all’insabbiamento di alcuni anni fa – Al di là del grave colpo inferto ancora alla fauna, ha senso spendere soldi pubblici per il ripopolamento ittico, per le scale di monta, se ciclicamente i pesci del Tresa sono messi in pericolo?».
Nel 2014 proprio alla diga di Creva è stata resa operativa una struttura che consente il transito ittico dal lago Maggiore a quello di Lugano: Provincia di Varese, Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e il Canton Ticino hanno sostenuto economicamente l’operazione.
Tarroni prosegue: «Come sempre ci vorranno anni per ché tutto ritorni come prima, altre semine di pesci che hanno sicuramente un costo, forse per subire un altro danno in futuro. Magari l’operazione di svuotamento si sarebbe potuta fare in modo più dolce, lasciando il tempo ai pesci di riparare nel lago o risalire il fiume».