«Noi più forti del fiume» L’orgoglio di Montegrino

Rientrano a casa i 150 sfollati tra paura e voglia di ricominciare
Vanghe per ripulire il fango: «Ci ha spaventato, ma siamo qui»

Dopo l’evacuazione, il ritorno alla normalità per gli abitanti della frazione del Cucco nel comune di Montegrino Valtravaglia. È giovedì mattina, l’emergenza un ricordo vivo e gli sfollati della notte stanno tornado alle loro abitazioni.
Sono passate poche ore da quando l’acqua del Margorabbia ha invaso la sede stradale causando dapprima la chiusura del traffico verso Luino e via Molino D’Anna verso Mesenzana e alle 19 si è resa necessaria l’evacuazione dei 150 abitanti della zona compresi alcuni bambini. L’acqua ha allagato diverse cantine e box. Una scelta che ha garantito la piena sicurezza dei cittadini nel caso l’esondazione avesse assunto dimensioni più grandi.

Gli abitanti hanno passato la notte da parenti ed amici e ora guardano il fiume con molta meno paura. Il livello del corso d’acqua si è abbassato notevolmente i flutti che lambivano le villette a bordo ciclabile e le case sotto il monte sembrano un brutto sogno svanito con le prime luci dell’alba.
Non perdono tempo gli abitanti del Cucco, appena rientrati si armano di vanga e scope per un duro lavoro di rimozione del fango che l’onda

di piena ha lasciato dietro di se. «Tanta paura ma per fortuna è passato e siamo ancora qui –commenta un ragazzo che sta caricando con decise palate il fango sparso sulla pista ciclabile davanti alla sua abitazione- la notte fuori è stata un po’ destabilizzante ma forse è stato meglio così. L’onda di piena ci ha spaventati, già da qualche ora il Margorabbia stava puntando deciso sopra gli argini». In molti hanno sofferto i disagi di una notte fuori, con la preoccupazione di loro effetti personali in balia del fiume, ma chi è qui da molti anni non ha avuto timore.
«Sono nato qui e ci vivo da sempre –afferma un signore che passeggia sullo stretto ponte guardando le case dalla parte opposta della strada color del fango- se c’è una cosa che non mi spaventa è il fiume, siamo abituati alla sua foga. Ho visto l’esondazione del 52’, quella successiva degli anni 90, devastante, e quelle del 2000. Si ritorna sempre alla normalità dopo e restano ricordi che ti accompagnano nel tempo. Anche oggi come sempre ci siamo messi subito al lavoro –prosegue la moglie- ieri, prima dell’uscita dagli argini, l’acqua straripava dai tombini e dal terreno, sapevamo cosa sarebbe successo. Dalle prime ore della mattina, da quando siamo tornati alle nostre case, abbiamo iniziato a pulire e, come sempre, raccolto anche alcuni pesci in giardino».

Lo stretto ponte della frazione, tra i più storici lungo il fiume ha tenuto bene l’impeto dei flutti. Restaurato, ma tra i più datati della valle, si è comportato meglio di molti altri ben più moderni che con lo scorrere dell’acqua si sentivano vibrare. Piloni larghi e un’altezza maggiore, da anni resiste alla cattiveria di un corso d’acqua che muta nel giro di poche gonfiato dalle fitte piogge. Gli abitanti guardano lo scorre nervoso ma non drammatico e alzano la testa verso il cielo, ha smesso di piovere ma nessuno si illude che domani ci sarà il sole. E c’è chi commenta: «E’ vero, il fiume ora ha argini più resistenti e da quando sono stati rifatti anni fa non vi sono più crolli delle rive, ma incanalato così il Margorabbia scorre molto più potente –dicono- Il problema sono anche tutti i detriti che si accumulano nell’alveo durante la stagione estiva e che durante le piene si bloccano sotto i ponti formando vere dighe, per fortuna ieri l’esondazione è stata controllata e costante».