Ravvedimento operoso: vademecum di regole e oneri

La parola all’esperto - Cosa deve fare chi non ha pagato le imposte

Ci sono date, oltre l’anniversario di matrimonio, che non andrebbero dimenticare: non per festeggiare, ma per pagare le tasse: 16 giugno, 6 luglio, 17 luglio, 22 agosto.
Se queste date non vi dicono niente, o non siete contribuenti dello Stato italiano o vi siete persi qualche cosa. Quattro date, 4 scadenze, per pagare le imposte sui redditi; a ognuno la sua. Dato che la prima scadenza che interessa la maggior parte dei contribuenti è ormai superata come si deve comportare chi non ha pagato?
La risposta è

tutt’altro che semplice, ma la raccomandazione è una e per tutti: se non avete pagato le imposte, per qualsiasi ragione non l’abbiate fatto, programmate in tempo come mettervi in regola. La normativa permette a tutti, concedendo ampi margini di tempo e di flessibilità, di mettersi autonomamente in regola con le imposte scadute, a costi assolutamente ragionevoli. Ma occorre preoccuparsene prima che il mancato pagamento si trasformi nella temuta (e assai più onerosa) cartella esattoriale di Equitalia.
Il primo e più flessibile strumento concesso al contribuente in ritardo con il pagamento delle imposte è il “ravvedimento operoso”, istituto che permette a chiunque, senza formalità (salvo la corretta compilazione del modello di pagamento F24) di pagare quanto dovuto, nei tempi che preferisce (entro certi limiti!) calcolandosi le rate, anche diverse di mese in mese, settimana in settimana, in base alle proprie disponibilità. Il sistema è (abbastanza) semplice:

Per i primi 15 giorni di ritardo sanzione dello 0,2% al giorno;
Tra il 15° ed il 30° giorno di ritardo dalla scadenza la sanzione prevista è 3,00%;
Entro il 90° giorno successivo al termine per la presentazione della dichiarazione, oppure, quando non è prevista dichiarazione periodica, entro 90 gg dall’omissione o dall’errore la sanzione prevista è del 3,33%;
Oltre al 90° giorno di ritardo, fino alla scadenza prevista per l’invio della dichiarazione dei redditi relativa all’anno successivo, (un tempo di oltre 12 mesi in ogni caso) la sanzione diventa fissa, e pari al 3,75%; Decorso il termine di cui al punto che precede, la sanzione aumento sino ad un massimo del 5%.
Al momento del pagamento del ravvedimento operoso, alla sanzione sopra indicata dovrà poi essere aggiunto l’interesse legale (oggi pari allo 0,5% su base annua).
E quindi: se non ho pagato 5 mila euro di tasse al 16 giugno 2016, e se al 1 ottobre avrò la possibilità di cominciare a sanare 2 mila euro di mancato pagamento, dovrò compilare un modello F24 aggiungendo, ai 2 mila euro, il 3,75% di sanzione e lo 0,14% di interessi (lo 0,5% per 106 giorni di ritardo diviso 365 giorni), per un totale di € 2.077,92. Se al 1 dicembre potrò permettermi altri 500 euro, farò esattamente la stessa cosa, pagando € 519,90.
Fino a quando si può andare avanti ad “auto sanare” la propria posizione con l’Agenzia delle Entrate? Fino a che quest’ultima non manda un avviso (il cd. “Avviso bonario”) con il quale sostanzialmente viene detto: “Egregio contribuente, ci risulta che non hai saldato quanto dovuto per l’anno 2015, e che il mancato pagamento ammonta ad € 2.500. Se anche a te risulta la stessa cosa, puoi pagare a rate, iniziando a pagare la prima entro 30 giorni dalla presente comunicazione”.
Anche in questo caso le cose sono (abbastanza) semplici e non eccessivamente onerose: il mancato pagamento viene infatti maggiorato del 10% di sanzioni (nel nostro esempio € 2.500 + € 250= € 2.750) e suddiviso in rate, fino ad un massimo di 60 rate mensili (il numero di rate concesso è commisurato all’ammontare del debito); senza garanzie, senza alcuna discriminazione; con l’aggiunta dell’interesse legale.
Chi però non coglie le possibilità appena descritte, riceverà una cartella di Equitalia, con importi a questo punto da pagare ben superiori a quelli più sopra esposti.
Un’ultima precisazione da fare: l’istituto del ravvedimento operoso non opera per i mancati versamenti dei contributi previdenziali.