L’Istat non dà buone notizie sul lavoro Ma le agenzie sono in controtendenza

«I numeri sulla somministrazione registrano una serie positiva del 12% : segnale che un cambiamento è in atto» le parole del presidente Rasizza

Buone notizie sul fronte dell’occupazione arrivano da Assosomm, l’associazione di categoria delle agenzie per il lavoro. I dati elaborati sono migliori di quelli pubblicati dall’Istat alcuni giorni fa, che parlano sostanzialmente di una situazione di stabilità.

Secondo i numeri di Assosomm invece, tra il mese di maggio rispetto a aprile, si è registrato un incremento del 12% del lavoro in somministrazione. «Le statistiche Istat consegnano un quadro di sostanziale stabilità e purtroppo disattendono le aspettative di una seconda serie di dati positivi» commenta, presidente di Assosomm e amministratore delegato di , l’agenzia per il lavoro che ha sede a Gallarate.
I dati sul lavoro in somministrazione sono invece positivi e inducono a guardare con maggiore fiducia al futuro occupazionale.

«I numeri sulla somministrazione sono in controtendenza – prosegue Rasizza – e registrano ancora una serie positiva, del 12%, segnale che un cambiamento è in atto».
Dati solitamente molto affidabili quelli del lavoro in somministrazione e che indicano una prospettiva positiva. «Il settore della somministrazione è ciclico – continua il presidente di Assosomm – ed è affidabile per capire dove sta andando l’economia reale, registrando, come un termometro, la ripartenza o meno dell’occupazione, al di là dell’incentivazione legata al contratto indeterminato a tutele crescenti».
Attorno alla pubblicazione dei dati Istat sull’occupazione, c’è stata parecchia polemica proprio sull’influenza degli incentivi rispetto a una crescita dei posti di lavoro che molti continuano a non vedere.
«In un quadro generale dove serve letteralmente “lavorare” per agganciare la ripresa, anche il lavoro temporaneo in somministrazione può offrire il proprio contributo» sottolinea Rasizza. In Italia, questo strumento è ancora poco utilizzato. «Molte imprese – spiega il presidente di Assosomm – non hanno la piena comprensione dei vantaggi, essendo un servizio di recente istituzione».
Nel nostro Paese, il peso del lavoro in somministrazione è dell’1.2% rispetto al totale di occupati, al di sotto della media europea dell’1.7%. Le distanze dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei sono ancora più marcate; in Francia, la percentuale è del 2.2% e in Gran Bretagna addirittura del 3.9%. «Il lavoro in somministrazione – conclude Rasizza – genera buona flessibilità che in molti casi si traduce in occupazione permanente; sono proprio i più giovani ad avere maggiori possibilità».