SeaHandling, incubo licenziamenti Gli autonomi promettono azioni legali

Sea Handling, le prime lettere di licenziamento potrebbero partire già oggi. Ma gli autonomi non ci stanno: «Sea non può licenziare. Deve trasferire la trattativa in Regione».

La situazione è delicatissima, dopo la bocciatura del referendum tra i lavoratori di venerdì. Fonti attendibili ieri confermavano l’intenzione dei vertici di SeaH di far partire già da oggi le prime lettere di licenziamento per i 2.200 lavoratori della società di handling, che il 30 giugno dovrà cessare e di cui Sea dovrebbe avviare la procedura di dismissione, per poi riassumere i lavoratori in una nuova azienda, la Airport Handling. Ora resta da capire, dopo la bocciatura dell’accordo che prevedeva 1.700 riassunzioni, quanti lavoratori ex SeaH verranno ripresi e a quali condizioni. L’ipotesi attualmente è la riassunzione con il contratto nazionale Assohandler.

Ma secondo la Cub, uno dei sindacati autonomi che si è opposto all’accordo e che invita i lavoratori a rimanere uniti, «Sea non può licenziare» visto che «il 22 aprile, SeaH ha aperto una procedura che prevede espressamente una consultazione in ambito aziendale e, se in questa sede non si raggiunge l’accordo, una successiva trattativa in ambito regionale per la quale è previsto un ulteriore spazio temporale di trenta giorni».

Così a questo punto, «bocciati gli accordi aziendali, la procedura dovrà necessariamente essere trasferita davanti alla Regione che convocherà tutte le organizzazioni sindacali e la direzione Sea Handling e dovrà dare spazio ad un nuovo tentativo di accordo che dovrà concludersi entro il 12 luglio».

Gli autonomi rimangono sulle barricate e minacciano azioni legali contro gli eventuali licenziamenti: «Intempestive iniziative di SeaH e Airport Handling dirette, in qualsiasi modo, verso i singoli lavoratori al fine di favorirne, a condizioni di lavoro peggiorative, il passaggio dall’una all’altra prima che sia terminata la procedura prevista dalla legge 223 del ’91 – sostiene la Cub – dovrà necessariamente riconoscersi come limitativa dell’azione sindacale e quindi come evidente comportamento antisindacale di cui si chiederà la repressione in via giudiziaria e a cui si risponderà con tutte le legittime azioni di lotta».

E non è escluso uno sciopero il 22 giugno.

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