«Uno Statuto per difendere i lavoratori frontalieri»

La richiesta di tutelare maggiormente i diritti della categoria arriva dai sindacati Cgil, Cisl e Uil

Tutelare i diritti dei lavoratori frontalieri; Cgil, Cisl e Uil si appellano ai parlamentari varesini.

La proposta di definire uno Statuto dei lavoratori frontalieri nasce dal tavolo di lavoro appositamente attivato alla Farnesina.

Cgil, Cisl e Uil hanno prodotto un documento sul quale ha espresso parere favorevole anche la Ces, la Confederazione Sindacati Europei; «il documento definisce alcuni temi sui quali è necessario lavorare al fine di tutelare questi cittadini che quotidianamente si recano all’estero per lavorare, spesso in una situazione di indeterminatezza di riferimenti legislativi che non di rado li espongono a discriminazioni» afferma Adria Bartolich, segretaria generale della Cisl dei Laghi.

Il documento fornisce alcune linee di indirizzo sugli obiettivi da perseguire e sui quali si devono impegnare sia i sindacati che le istituzioni. I temi affrontati sono innanzitutto quello della sicurezza sociale, per realizzare il quale occorre lavorare sul principio secondo cui i lavoratori frontalieri devono essere coperti dal sistema di sicurezza sociale del Paese in cui lavorano e non da quello in cui risiedono; è necessario che il principio sia rispettato sia dall’Inps che dai livelli territoriali intermedi preposti e che nelle Convenzioni sottoscritte con i paesi extra Ue venga inserita,

oltre alla materia della sicurezza sociale, anche una specifica definizione della figura del lavoratore frontaliero. Altro tema è quello della fiscalità; l’indicazione è di evitare di sottoscrivere accordi che prevedano la doppia imposizione sul reddito e sul patrimonio, chiedendo invece che venga inserita nei trattati sia la definizione giuridica della figura del frontaliere che la delimitazione territoriale della zona che lo definisce come tale. «È necessario lavorare affinché il gettito fiscale derivato lavoratori frontalieri sia destinato, almeno in parte, al loro Paese di residenza e occorre costruire le condizioni perché si rapportino con una sola autorità fiscale – prosegue la Bartolich – a tale fine è necessario che venga predisposta una legislazione fiscale e del lavoro specifica per i lavoratori frontalieri, che garantisca il principio di non discriminazione e la piena parità di trattamento con i lavoratori del paese in cui svolgono la loro attività». I sindacati chiedono che il Parlamento italiano assuma questi principi fondamentali prima dell’approvazione definitiva degli accordi sul trattamento fiscale attualmente in discussione tra il governo italiano e quello svizzero, che dovrebbe essere applicato ai frontalieri. Cgil, Cisl e Uil si rivolgono in particolare ai parlamentari lombardi, in particolar modo a quelli delle zone nelle quali il frontalierato è un fenomeno particolarmente diffuso come Varese, Como e Sondrio, «perché si impegnino ad approvare al più presto un atto di indirizzo del Parlamento italiano che definisca i principi fondamentali e delinei le tutele a protezione sulle quali lavorare per difendere questi lavoratori da discriminazioni e trattamenti differenziati e discriminanti».