Ha tenuto in vita la leggenda più bella

L’editoriale del direttore Francesco Caielli

I grandi uomini se ne vanno sorridendo, in un soffio di vento, raccontando l’ultima storia. Augusto Ossola se n’è andato così e secondo noi se n’è andato contento, dopo una vita piena di ricordi e di canestri e circondato dall’amore della sua famiglia.

Una leggenda della nostra pallacanestro, una leggenda esattamente come i giocatori che hanno fatto grande questa città. Una leggenda perché Augusto è stato prima uno degli artefici di quella squadra che dominava il mondo, una di quelle figure silenziose che nelle società fanno vincere gli scudetti e le coppe. Una leggenda perché Augusto ha avuto poi il merito di raccontare, di tendere quel filo irrinunciabile e necessario che permette alle storie di non essere dimenticate. Perché

se oggi tutti conoscono la storia di Varese, lo devono a lui e ai suoi libri: quei libri che hanno raccolto ogni tabellino e ogni canestro, quei libri che dovrebbero essere studiati e mandati a memoria in tutte le scuole medie di Varese. Augusto Ossola se n’è andato contento, ne siamo certi. Solo due giorni prima di andarsene ha potuto salutare il “suo” Bob Morse e dire con un soffio di voce a Galleani «Salutami l’Egidia». E poi, forse, di grandi storie da raccontare non ce n’erano più.