Gli amici di Alessandro e Michael «Non andavano forte in auto»

SOMMA LOMBARDO «Avete scritto che andava veloce, che andava forte. Alessandro era prudente alla guida. Non era un pazzo, non era uno fuori di testa. Era un ragazzo normale, un ragazzo solare, con tanta vita da vivere ancora e invece gli è stata portata via».

Gli amici di Alessandro Solbiati, di Varallo Pombia, e Michael Sassi, anche lui di origini piemontesi da qualche mese trasferitosi a Vergiate, lasciano andare la rabbia. Rabbia mescolata al dolore per l’accaduto; sono arrivati alla spicciolata davanti all’obitorio di Gallarate dove le salme dei due ragazzi sono state trasportate l’altro ieri pomeriggio e dove riposano sotto sequestro per ordine dell’autorità giudiziaria. L’obitorio è chiuso, è domenica mattina, «lo immaginavamo ma abbiamo tentato lo stesso», dicono i ragazzi, ma arrivare sino a qui era un dovere morale per molti di loro.

Così come raggiungere via Canottieri a Somma: «Una strada che Alex conosceva benissimo – raccontano – la faceva praticamente ogni giorno». Solbiati da qualche tempo lavorava alla Lascor di Sesto Calende e, in ogni caso, in questa zona scandita dal passaggio del Ticino il confine tra Lombardia e Piemonte è labile: Varallo non è affatto lontano «e – raccontano i ragazzi – Abbiamo sempre frequentato la zona. D’estate, per le spiagge sul Ticino, oppure per i locali nella zona».

Solbiati alle 13 di sabato stava tornando verso casa quando la sua Peugeot 206 «appena comprata», dicono gli amici, non ha retto a una delle curve di via Canottieri andando a sbattere contro il guardrail, mettendosi per traverso sulla carreggiata e andandosi a schiantare contro il palo di un semaforo. L’auto si è polverizzata: «Fa impressione vista in foto», commentano i ragazzi. Il tetto si è squarciato, i vetri sono esplosi e i due ragazzi sono volati fuori andando a schiantarsi a corpo libero contro il guardrail dopo un volo di 15 metri circa. Sono morti subito dopo la carambola infernale che, negli occhi dei testimoni, è ancora vivida come un incubo.

«Due ragazzi normali – raccontano gli amici – Due ragazzi normali di 23 anni. Il lavoro, il calcetto, gli amici. Nessun grillo per la testa. Ma questa cosa che andavano forte non è giusta. Chi siete voi per puntare il dito? E’ stato un incidente e non è giusto che sia capitato a loro. Nessuno ha il diritto di accusare». Il magistrato di turno affiderà nelle prossime ore l’incarico per l’esecuzione dell’autopsia sul cadavere dei due ragazzi e una perizia cinematica per scacciare il dubbio, anche se molto remoto, che l’incidente possa essere stato causato da un guasto. Stando ai primi rilievi la velocità della Peugeot era davvero eccessiva, estremamente elevata; chi era alla guida avrebbe per questo perso il controllo dell’auto. La situazione dal punto di vista giudiziario, per altro, è abbastanza complessa: Solbiati era alla guida della Peugeot 206 e Sassi è morto mentre vi si trovava a bordo. Ma un indagato per il reato di omicidio colposo, come sempre accade in questi casi, nell’occasione specifica non può esserci: il presunto reo è a sua volta deceduto.

Intanto gli agenti della polizia locale di Somma e i carabinieri della compagnia di Gallarate stanno lavorando al mistero della carta di identità appartenente ad un giovane residente a Venezia ritrovata tra gli effetti personali di Solbiati e Sassi: dai controlli eseguiti il documento non risulta essere stato rubato. I due ragazzi potrebbero averla trovata e averla raccolta per consegnarla alle forze dell’ordine. Non ne hanno avuto la possibilità.

s.bartolini

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