Non l’ente ma l’uomo ha fatto il miracolo

«In questi anni Varese ha collezionato eventi sportivi di alto livello. Mi auguro che si possa proseguire. Ma senza la spinta propulsiva dell’attuale Provincia, non possiamo esserne sicuri». Parole pesanti, allarmanti, passate quasi inosservate, nonostante siano state pronunciate da un assessore regionale.

Antonio Rossi le ha dette, nei giorni scorsi, durante il suo pomeriggio varesino, tra gli stabilimenti MV Agusta e l’Ippodromo. Il messaggio è chiaro: il nostro territorio si è abituato a manifestazioni sportive di grande successo. A cominciare dai campionati di canottaggio che l’anno scorso hanno fatto il botto e che tra poche settimane torneranno con gli Under 23. Rossi, cui va il merito di una franchezza piuttosto insolita nei politici di professione, ma tipica degli atleti autentici, rende merito a Dario Galli e alla Agenzia del Turismo per un lavoro che in poco più di cinque anni ha cambiato il volto della provincia. Grazie all’impegno dell’amministrazione uscente, il Varesotto si è distinto per capacità organizzative e successo internazionale.

Ha incassato il plauso della Federazione Canottaggio, ha sorpassato, in termini di prestigio, piazze storicamente remiere come Lucerna. E ha tradotto questo riscontro in notevoli ricadute economiche: basti guardare le prenotazioni straniere nei nostri alberghi.

Per di più, il canottaggio è solo la punta di un iceberg turistico che comprende molti altri eventi, piccoli e grandi, e molte altre discipline: golf, equitazione, cicloturismo, volo a vela. E che poi si riflette anche nella paziente e virtuosa opera di riqualificazione e rilancio di beni architettonici e monumentali a Santa Caterina, Cairate, Ganna, Castelseprio e Castiglione Olona, solo per citarne alcuni.

Ora le parole di Antonio Rossi devono portarci a tre deduzioni. La prima. Come in tutte le cose, a fare la differenza sono soprattutto le persone. Il riconoscimento che Varese ha ottenuto è stato cercato, conquistato e ottenuto dal presidente-commissario Dario Galli.

Gli organismi internazionali che fino ad oggi hanno avuto lui quale interlocutore di fiducia e quale garante, domani, in sua assenza, potrebbero anche guardarsi altrove. E persino grandi eventi, già in agenda per i prossimi anni, potrebbero traballare. In pratica, la Varese turistica rischia di sgonfiarsi come un palloncino e di ridursi entro quei confini che era riuscita a varcare.

Il tutto a due passi di Expo. La seconda deduzione, prettamente amministrativa, è legata al futuro della Provincia. A settembre i sindaci del Varesotto dovranno nominare i nuovi vertici dell’ente.

In corsa, oggi, ci sono il leghista Matteo Bianchi e il piddino Samuele Astuti. Entrambi sono impegnati su molti altri fronti: sono sindaci, segretari politici e professionisti nei rispettivi campi lavorativi. Legittimo presumere, quindi, che una loro eventuale presidenza non sarebbe caratterizzata da una costanza paragonabile a quella che, in questi anni, ha guidato Villa Recalcati.

La terza deduzione è squisitamente politica e rivolta alla Lega Nord.

Se è vero che Salvini sta tentando di ricostruire un Movimento fatto di concretezza, che senso ha portare a Bruxelles il pittoresco Borghezio e l’imbarazzante Buonanno e lasciare a Varese il pragmatico Galli?

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