Istat, calano i disoccupati Il premier: «Non basta»

A gennaio tasso sceso al 12,6% Ma il 2014 rimane un anno nero. Toccato il record negativo del ’77

Luci e ombre negli ultimi dati dell’Istat sul lavoro. Il tasso di disoccupazione a gennaio cala al 12,6%, diminuendo dello 0,1% e tornando sullo stesso livello di dodici mesi prima. Il dato è in miglioramento da due mesi di seguito e riguarda anche la disoccupazione per gli under 25. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è sceso al 41,2%, in diminuzione di 0,1

punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2 punti nei dodici mesi: si tratta del dato più basso dall’agosto del 2013, ossia da 17 mesi. Assieme al nuovo calo del tasso di disoccupazione migliora anche il dato degli occupati che a gennaio risultano 22 milioni 320 mila. L’Istat evidenzia come si tratti di un numero sostanzialmente invariato rispetto a dicembre (+11 mila) ma in aumento dello 0,6% su base annua (+131 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,8%, aumenta pertanto di 0,1 punti su dicembre 2014 e di 0,3 punti rispetto a dodici mesi prima.

Drammatici, tuttavia, i dati definitivi del 2014, con il tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 12,7% in confronto al 12,1% di un anno prima. L’incremento interessa entrambe le componenti di genere e tutto il territorio nazionale, in particolare il Mezzogiorno, dove la disoccupazione arriva al 20,7%. Si tratta del livello più alto dal 1977. Disoccupazione record per i giovani fra i 15 e i 24 anni che cresce di 2,6 punti percentuali, arrivando al 42,7%, con un picco del 58,5% per le giovani donne del Mezzogiorno. Il 2014, però, va anche in archivio con una crescita – in media- dell’occupazione dopo due anni di calo. L’occupazione è infatti tornata a salire: +0,4%, pari a 88 mila unità rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto alla componente straniera. Ancora una volta, però, il saldo è negativo per il Mezzogiorno che ha fatto registrare un -0,8%.

«Più 130 mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta. Ora al lavoro per i provvedimenti su scuola e banda ultra larga», ha commentato su Twitter il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, accompagnando il “cinguettio” con l’hashtag #lavoltabuona. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, invece, ha definito i dati diffusi dall’Istat «un risultato incoraggiante dopo diversi anni di caduta dell’occupazione, che – insieme ai segnali positivi di crescita della produzione industriale e della fiducia di imprese e consumatori – fa intravedere la possibilità di un 2015 migliore», tanto che «in Italia potrebbero esserci 150mila occupati in più». Nei prossimi mesi, ha aggiunto il Ministro, si vedranno anche «gli effetti delle misure varate dal Governo con la riforma del lavoro e con la legge di stabilità per sostenere la ripresa». Timidi segnali positivi, quindi, ma la situazione rimane allarmante, come conferma la nota mensile della stessa Istat, secondo cui il mercato del lavoro «non mostra chiari segnali di un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli scorsi mesi».

Intanto anche dall’Eurozona arrivano segnali di miglioramento dal mercato del lavoro: a gennaio sono stati registrati 140mila disoccupati in meno, rispetto al mese precedente, con un tasso di disoccupazione limato al’11,2 per cento, dall’11,3 per cento di fine 2014. Lo riporta Eurostat, l’ente di statistica comunitario, precisando che nel confronto su base annua i disoccupati risultano diminuiti di 896mila unità.