Un tuffo nel blu di Acquamondo. E ogni volta è un po’ come la prima

A voce alta

Nel fine settimana in cui tra molto altro Varese e i varesini avevano anche molto altro a cui pensare, il sabato del’ Associazione «Acquamondo» è stata una giornata speciale che ha racchiuso attività ed emozioni raccolte dall’ottobre 2015 fino alle seconda metà di giugno. Al tradizionale appuntamento della «gara» di fine stagione si sono presentati in tanti. Per la gioia di stare ancora una volta insieme, anche solo per un saluto, un abbraccio, un sorriso, nella «Casa

Robur et Fides». 
Si perché dopo 41 anni, la prima volta risale ormai al 1975, nessuno di noi considera più quella in Via Marzorati solo una piscina. Un luogo che ci raduna per parlare, ascoltare, gioire insieme per ogni piccola conquista di ciascuno di noi, per ridere insieme, per piangere insieme.
Per tutti noi volontari, mamme, papà, figli, la Robur è diventata una casa, la nostra casa, la casa di tanti. Non bastano le diverse fasce orarie per dividerci, impedire nuovi incontri, di conoscerci e conoscersi, frequentarci anche fuori. Eccoli che arrivano: chi a piedi, chi in carrozzina e tutti con i loro sorrisi. Dai più piccoli Franceschina e Giorgio ai più «vissuti» come Elisabetta, Lorenzo, Paolo , Enrico. E i genitori? Fantastici! In altri ambiti se ne sente parlare in modo negativo. A casa nostra no. Da sempre e come sempre, la sveglia la mattina, in ogni casa, non è stata per tutti la stessa. Irene non ha quasi dormito, dice il papà.
I gemellini non hanno ancora fatto una gara e quindi sono un po’ più agitati, dice la mamma. L’ambiente comincia ad animarsi. Negli spogliatoi c’è super affollamento. I primi a scappar fuori per buttarsi in acqua sono quelli che «si devono scaldare così dopo vado più veloce
Nelle corsie, oltre gli spruzzi d’acqua e alle bevute impreviste, qualcuno combatte con la cuffia «che non sta su» e l’atmosfera di un «salotto acquatico» prende vita. Michele, si appresta affidandomi la mano, a salire sul blocco di partenza: posizione, respiro, concentrazione e…spinta! Uno spettacolo! E’ solo una prova, per la gara c’è ancora tempo ma, i compagni applaudono, il pubblico partecipa guardando da lontano e io, nella mia semplice veste di assistente, mi metto a saltare felice perché…ogni volta è come fosse la prima. Incantata nemmeno mi accorgo che nel frattempo genitori, fan , fratelli, amici e nonni hanno riempito la tribuna. A bordo vasca e in acqua: il magico mondo dell’Acqua, quello di Acquamondo, animato e colorato dagli acquamondini. La «gara» comincia e le tre corsie, le più centrali, sono pronte ad accogliere la staffetta. L’adrenalina sale. 
Lo senti, lo percepisci, perché ognuno l’affronta a modo suo. E’ bellissimo! Matteo avanti e indietro nella prima corsia, Andrea fa esercizi di respirazione camminando a bordo vasca. Chi vuole entrare prima, chi si fa corteggiare. L’entusiasmo del pubblico fa il resto. In una parola: magia.
Una cosa magica e bella che come tutte le cose magiche e belle ha il potere di accelerare lo scorrere del tempo. E dopo la gara? Tutti a casa? Neanche per sogno. Non c’è niente di programmato ma nessuno si muove. Si sa, qualcuno avrà pensato a ricchi premi e cotillons! Qualche mamma apre il baule della macchina e come da ogni cilindro di ogni mago ecco che saltano fuori torte, dolci, panini, tramezzini ed ogni altro ben di Dio. E’ il nostro modo per dirci arrivederci. Dopo tanti anni trascorsi con questi amici, è in giornate come questa che ti rifai della «non voglia di alzarti presto il sabato mattina», dei brividi che ti vengono solo all’idea di entrare nell’acqua fredda, si fa per dire, nei sabati invernali. Guardando dall’esterno mi rendo conto di quante storie questo mondo ha messo insieme ogni sabato mattina, dal 1975. Un mondo che ti regala gioia e senso di appartenenza. Persone semplici che sanno rendere semplici anche le vite più complicate. Amici ai quali hai appena dato l’arrivederci, di cui hai già malinconia anche se sai che al massimo tra tre mesi li ritroverai a «Casa Robur» per ricominciare un nuovo anno. Ogni volta come fosse la prima.