Un ottimo auspicio per il 2017

Il risultato del sondaggio è il primo miracolo dell’anno. Uno dei tanti che questa città può produrre. II commento di Gigi Farioli

Carissimi e affezionati lettori de “La Provincia “ abbiamo insieme compiuto il primo miracolo del 2017. Dopo un anno in cui tutti i pronostici e le decisioni sono stati seccamente smentiti dal popolo, con il sondaggio sul “Bustocco dell’Anno” lanciato da “La Provincia di Busto” si manifesta davvero “La Busto del Futuro”: un futuro, come direbbe Zavattini, in cui una Busto Arsizio tornata ad essere vera Busto Arsizio compia il suo vero miracolo. Una Città in cui buon giorno vuol dire davvero buon giorno.

Buon anno vuol dire buon anno. E allora che davvero buon anno sia. È con particolare gioia, frammista a soddisfazione ed orgoglio che, anche a nome dell’intera redazione, mi complimento con voi lettori per la straordinaria unità d’intenti e di percezione che ha saputo unire Provincia e popolo, città e comunità, esempi e testimonianze, designando Patrizia Testa “Bustocco dell’Anno 2016”. E se l’inizio d’anno normalmente tende a caratterizzarsi per l’esibizione di aridi numeri e statistiche, mi piace vedere in questa coincidenza tra serio e faceto, provocatorio divertissement e sincero tributo d’amore per Busto, un buon auspicio per l’anno che verrà. Un anno che viene dopo un anno bisesto, di elezioni, di cambiamento, l’anno della Brexit, di Trump, del No alla riforma costituzionale. Un anno in cui Busto Arsizio, terminando la propria sfida elettorale al primo turno, si è ancora una volta contraddistinta come unica città che, dando chiare ed inequivoche indicazioni, ha consentito un notevole risparmio. E allora, non sprechiamo questa indicazione, e usiamola per essere capaci di unirci su grandi sogni. Un 2017, numero primo, non caratterizzato dalla solitudine, perché se è vero che 2017 è davvero numero primo, Busto Arsizio può davvero essere ancora una volta prototipo, non isolata, può essere esempio, non arrogantemente chiusa, creativa e non semplicemente all’inseguimento del nulla. Come dicevo poche righe fa, i numeri, soprattutto quelli di un bilancio, quando sanno solo mettere insieme cogenze esterne, eventi ed equilibri, non solo sono aridi, sono inutili. Così come non sono invece stati inutili i numeri per Patrizia Testa e Francesca Romana Grati. Due donne, antesignane di una tendenza che il mio grande amico Aldo Cazzullo, vicedirettore del Corriere della Sera e grande cronista, già più volte a Busto Arsizio per presentare libri, ha indicato nel suo ultimo successo, “Le donne erediteranno la terra”. Ci auguriamo che torni, come spesso in passato per ogni suo libro, a Busto nel 2017. Vale a dire 500 anni dopo la splendida costruzione dell’altrettanto splendido Santuario di Santa Maria, simbolo eterno di un popolo in cammino che non viene dal nulla e non è destinato al nulla. Un popolo che per essere degno della sua storia ha l’obbligo di riconoscere una tradizione che ha la capacità di emergere, perché, come ha detto Paolo Conte ieri in un’intervista, spesso il passato remoto è più vivo del passato prossimo. E allora, i 500 anni del Santuario della Madonna dell’Aiuto siano l’occasione non solo per ricordare un fatto che attiene al popolo religioso, ad una comunità cristiana cattolica allora in vivo fermento in contrapposizione con i moti della Riforma protestante, e ad un miracolo della Scuola dei Poveri, ma sia anche una scelta di welfare, di cultura, di urbanistica che guarda all’oggi. Non per chi è ammalato di nostalgia e si rivolge al passato con il torcicollo, ma per chi vede la nostalgia come il desiderio di un nuovo sogno, nel senso del “nostalgioso” coniato da Papa Francesco. E allora, in vista del grande giorno di martedì 10 gennaio, in cui insieme con la possibilità per “La Provincia di Busto” di entrare in ogni casa, la piscina “Marco Sartori” di via Manara avrà l’onore di ospitare l’ennesimo crocevia tra Busto Arsizio e il mondo, con la partita di World League di pallanuoto tra Italia e Georgia, approcciamoci ad una nuova stagione. Nel nome di una fertile e viva tradizione contemporanea e mahleriana. Dal giorno seguente prepariamoci a scrivere il futuro della Città e della sua comunità. Anche con noi e voi, ancora una volta insieme. Nel nome di Busto Capitale. Di Patrizia Testa e Francesca Romana Grati. E, a 500 anni di distanza, anche nel nome di quel miracolo della Città di Busto che fu ed è Santa Maria di Piazza. Per sperare che i numeri non siano mai solo aridi, perché così sarebbero anche inutili, occorre saper sognare e rendere i sogni realtà. Nel nome di Patrizia Testa, di Francesca Romana Grati e di tutti voi. Buon Anno.