«Gli artigiani, poeti del fare. L’unione crea meraviglie»

L’associazione da 11 anni racconta i valori delle sue imprese

Confartigianato Varese, con il progetto “L’impresa delle Meraviglie”, da 11 anni raccoglie le testimonianze di vita e di lavoro di 180 imprese di 12 macro-settori in 60 comuni della nostra provincia. I valori che stanno dietro questo lavoro – portato avanti con l’obiettivo di creare una comunità di imprese connesse tra loro – sono stati illustrati ieri, alla festa “Anche Io” di Varesenews, nel corso di una tavola rotonda moderata dal giornalista Michele Mancino.

Per comprendere questo progetto – che è graficamente rappresentato da una mappa concettuale in cui ogni azienda ha un suo posto ma anche un rapporto con le altre- bisogna disporre l’animo come all’ascolto di una favola che ha una morale.

«Gli artigiani sono i poeti del fare – ha esordito Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – Ogni giorno si confrontano con la dura realtà, ma quando realizzano quello che hanno in mente avvertono stupore e meraviglia». «Facciamo del rischio il nostro punto di forza – continua Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese – Siamo come gli artisti che si esibiscono davanti a una platea aspettando la reazione del pubblico».

Qui, però, non stiamo parlando di teatro, ma di impresa; dove si colloca dunque la meraviglia nella catena del valore? «La meraviglia è ciò che suscita ammirazione e che contribuisce al valore della società – risponde Federico Visconti, rettore dell’università Liuc – L’impresa richiede una grande stima sociale, perché la società senza le imprese non sta in piedi. L’impresa deve lavorare per il bene di tutti».

Ed è qui che la favola “L’impresa delle meraviglie” ci consegna la sua “morale”. Vediamo come. «Il progetto dell’impresa delle meraviglie si è sviluppato a fronte del bisogno di raccontare: tante imprese non si conoscevano e, di conseguenza, non vedevano in esse delle reciproche opportunità. Raccontare le imprese è stato il primo passaggio per capire cosa volessero. Nello stesso tempo, le imprese si sono avvicinate all’associazione».

«Ma oggi tutto questo non ci basta perché siamo un’associazione che, messo a fuoco un obiettivo, ne scopre di nuovi – dice Galli, che continua – Oggi vogliamo sviluppare il percorso fatto fino a qui creando una community. Vogliamo fare rete». E ancora: «Sappiamo che mettere insieme le imprese non è semplice. Per farlo ci deve essere conoscenza, fiducia, unità di intenti. Si tratta di un processo lento che va creato con il tempo. L’impresa delle meraviglie può aiutare a creare questa catena di valore».

Per parlare di comunità, però, bisogna avere un modello culturale in cui i valori vengono prima di tutto, perché solo se si è animati da uno stesso sogno si può percorrere una strada insieme. «Un valore che sentono gli imprenditori è l’aver a cuore i propri collaboratori – spiega Visconti – Renzo Rosso, fondatore della Diesel, quando ha vinto il premio per la pubblicità, ha detto che non era suo, ma dei suoi collaboratori. Per dimostrarlo è andato a Cannes con quattro collaboratori vestiti come lui e con il volto coperto da una maschera con le sue fattezze. Sono saliti in cinque sul palco, identici, cosa che ha ben rappresentato il concetto di team».

Un esempio del “fare rete” è dato da quelle aziende che acquistano materie prime insieme per diminuire i costi e, per offrire servizi nuovi e migliori, mettono insieme gli elenchi dei clienti. Oppure da quelle aziende che rispondono ai bisogni delle comunità in cui vivono.

«Ci sono delle caratteristiche insite nel carattere di un artigiano che fanno sì che alcuni valori non possano essere travalicati – conclude Galli – Dal legame con i dipendenti, dal coinvolgimento nelle realtà locali, all’associazionismo, perché l’imprenditore che aderisce a una associazione aderisce all’idea di mettersi insieme ad altri».