La violenza negli stadi E le nuove responsabilità

Un altro episodio di violenza nella partita di Coppa Italia ha riacceso le polemiche e i drammatici ricordi di altrettanti episodi accaduti anni fa – dall’uccisione dell’Ispettore capo della Polizia Raciti nella partita Catania-Palermo del 2007, alla morte di un tifoso laziale nell’area di servizio dell’autostrada Roma-Firenze – e ha scatenato un dibattito sui media in relazione alla sicurezza negli stadi e all’eventuale loro chiusura al pubblico.

Il Governo ha subito manifestato l’intenzione di inasprire le misure nei confronti delle “curve violente” quale inevitabile contrappasso dopo la vergognosa vicenda dell’Olimpico. In particolare, il ministro dell’Interno Alfano ha dichiarato di voler elaborare un piano urgente da “Inghilterra anni Ottanta”, prendendo ad esempio i provvedimenti severi adottati dal Primo Ministro dell’epoca Margaret Thacher: Daspo oltre i cinque anni, divieti preventivi di ingresso allo stadio, perfino un Daspo a vita e poi vigilanza raddoppiata sul tifo organizzato e sulle infiltrazioni criminali.

Volendone sintetizzare l’essenza, il Daspo può essere definito una misura di prevenzione atipica, caratterizzata dalla sua applicabilità a determinate categorie di persone che, in ragione di sintomatiche circostanze di tempo e di luogo, si ritiene che possano rappresentare un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica nello stadio o nelle sue vicinanze. Il Daspo, che costituisce la misura più temuta dagli oltranzisti del tifo violento e che ha una durata massima di cinque anni, potrebbe essere esteso fino all’esclusione a vita dagli spalti.

E anche la tessera del tifoso si è dimostrata necessaria ma non sufficiente. Questo documento è stato dedicato agli appassionati di calcio, e rappresenta un segno di appartenenza alla squadra. Materialmente rilasciato dalle società sportive, previo nulla osta della Questura, con una validità di cinque anni, è assimilato a una carta di credito.

Nei grandi stadi, in realtà, gli incidenti gravi come quelli avvenuti nella Capitale sono rari. Forse, però, tali miglioramenti sono solo in parte attribuibili alla tessera del tifoso, ma appaiono il frutto di un importante – ed economicamente gravoso – impegno della Forza Pubblica. Ora il Governo sta valutando la possibilità che siano le società a dover sostenere i costi per l’ordine pubblico, al fine di tentare di responsabilizzare le tifoserie.

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