Caja e una fede incondizionata. E i “sì” sono più dell’anno scorso

Aperta ieri la campagna abbonamenti (159 le tessere sottoscritte), con il coach pavese ad accogliere i tifosi

Certezze? L’unica disponibile al momento ha letteralmente aperto le porte del Tempio ai fedeli, dando il via ufficiale alla campagna abbonamenti 2017/2018 e alla relativa stagione.

La precoce e inedita “raccolta del tifo”, partita con addosso il profumo e le incognite di maggio, ha avuto in Attilio Caja una sorta di “frontman” d’eccezione, con il coach pavese disponibile e sorridente nell’accogliere la prima ventina di supporter allo scoccare delle 16 al PalA2A. Sono stati lui, la sua etica del lavoro e il credito accumulato con i fatti nei suoi sei mesi biancorossi (quattro in questa stagione e due nel 2015) le buone ragioni che hanno convinto ieri 159 persone a chiudere gli occhi e a dire “sì” a Varese sulla fiducia (il dato della prima giornata supera quello del luglio 2016: allora furono 124). Lui e quell’amore verso la causa che in taluni sgorga sempre senza bisogno di condizioni, colpi di mercato e prospettive: semplicemente c’è e non si riesce a tenerlo dentro.

Retorica? No. Basta chiedere a Edoardo Scola da Rozzano, fuori dall’ingresso del parterre fin dalle 9.30 del mattino, primo abbonato in assoluto per il secondo anno di fila: «Venire subito è davvero un gesto d’amore verso Varese e verso il basket – dichiara dopo aver sottoscritto la tessera di Galleria – Sono e sarò sempre orgogliosissimo di questi colori, anche se si dovesse ripartire da zero. E poi c’è Caja, che – come due stagioni fa – anche in quella appena trascorsa ha dimostrato di essere un allenatore su cui si può contare». Alla domanda su chi tra i “Resuscitabili” vorrebbe rivedere ancora con la canotta varesina, Edoardo risponde pronto: «Ferrero e Pelle. Il primo perché è un capitano tutto cuore, il secondo perché a mio parere ha avuto una crescita stratosferica dopo un inizio un po’ difficile».

Norvel il caraibico è la speranza anche di Claudio Colombo, secondo nella classifica della fede e al quinto anno consecutivo di abbonamento: «Speriamo non ce lo portino via – dice dopo le foto di rito – In realtà vorrei semplicemente rivedere un gruppo convincente come quella del girone di ritorno 2017, che grazie a Caja ha trovato una quadra. So, però, che non abbiamo un budget illimitato…».

Al tavolo che ha i volti familiari degli “eterni” Raffaella Demattè e Luca Maffioli come biglietto da visita, si siede anche Michele Rossi da Morazzone, terzo come nel 2016: «Io vengo sempre il primo giorno – ci confessa – Perché è un atto di fede… E poi non rinuncerei per nulla al mondo alle partite al palazzetto nel fine settimana».

Michele è stato anche il primo a rinnovare la tessera de “Il Basket siamo Noi”, usufruendo così degli sconti riservati a tutti coloro che confermeranno l’appartenenza al Trust o decideranno di iniziare a farvi parte. Per tutto il pomeriggio, dandosi il cambio, una delegazione dei soci fondatori della grande famiglia del BSN (il presidente Luca Villa, Paola Guarneri, Antonio Caputo, Renato Vagaggini e Umberto Argieri) ha tenuto vivo il banchetto dedicato proprio fuori dalla sala Gualco,

mettendosi a disposizione di chiunque volesse aderire all’avventura (alla fine si sono registrati 32 abbonamenti alla Pall. Va tramite il Trust, con 11 rinnovi cartacei e 7 nuovi associati): «Io ho sempre creduto al Supporter Trust – afferma Rossi – tanto da essere stato il primo a entrare nell’associazione dopo i fondatori l’anno scorso. Spero che il numero dei soci possa crescere, in modo da dare un aiuto consistente alla società come avviene in Spagna tramite iniziative analoghe».

Scrivevamo di fede, giusto? Beh che dire di quella di chi ieri si è abbonato pur “abitando” ancora in un pancione? Fosse per la futura mamma Paola Arosio, la prima “quota rosa” del 2017, nipote del mitico e intramontabile ex segretario Augusto Ossola, il nascituro avrebbe il suo posto sui seggiolini del Lino Oldrini fin dai primi vagiti: «Sono contenta che abbiano aperto la campagna abbonamenti ora – confida – perché a luglio sarò alle prese con la nascita di mio figlio e non sarei potuta venire. Chissà che a ottobre non riesca davvero a portarlo già al palazzetto…».

La prima ora di abbonamenti scorre dunque così, tra due chiacchiere, qualche bella storia e i sorrisi di Attilio Caja. Ovvero la certezza di cui sopra che, a sua volta, di certezza ne ha un’altra: «È tanto che faccio questo lavoro e mai mi era capitato di vedere persone in fila al 25 di maggio per fare un abbonamento. Ritengo che questa sia l’ennesima prova di cosa rappresenti Varese nella pallacanestro italiana. Qui c’è gente che spende tempo e risorse per starci vicino: non dovremo mai scordarcelo».